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Giovedì, 25 Aprile 2024
Giustizia e delitti / Bologna

Avvelena il patrigno e la madre con un piatto di pasta: condannato a 30 anni

La donna si era salvata, per l'uomo non c'era stato nulla da fare. A poco più di un anno dai fatti arriva la sentenza sul delitto di Ceretolo di Casalecchio di Reno

Uccide il patrigno con pasta avvelenata, gravissima la madre: la confessione

È stato condannato a 30 anni Alessandro Leon Asoli, il giovane di 20 anni accusato di aver ucciso il patrigno con un piatto di pasta "al veleno" e di aver tentato di uccidere con le stesse modalità la madre. Il pm aveva chiesto l'ergastolo per l'omicidio di Loreno Grimaldi, 56 anni, e 18 anni di reclusione, con otto mesi di isolamento diurno per quello tentato nei confronti della madre. La Corte di assise di Bologna si è pronunciata dopo 12 ore di camera di consiglio. La Corte ha inflitto tre anni di libertà vigilata al termine della pena e deciso un risarcimento di 500mila euro alla madre della vittima e 750mila euro di provvisionale per la madre dell'imputato. Il giovane non era presente, ha partecipato solo a un'udienza all'inizio del dibattimento. C'era invece il padre, Davide Asoli. Il genitore ha atteso il verdetto seduto di fianco al difensore, Fulvio Toschi, ma il giudice gli ha detto che quello non era il suo posto.

I fatti risalgono al 15 aprile 2021 quando, nella frazione Ceretolo di Casalecchio di Reno, nel Bolognese, il giovane avrebbe avvelenato la madre e il marito di lei pareparando per loro delle penne al salmone a cui avrebbe aggiunto nitrito di sodio. I due si erano subito accorti del cattivo sapore del piatto, ma il patrigno  aveva mangiato tutto per non scontentare il ragazzo che aveva mostrato particolare dedizione nel prepararlo. Per l'uomo non c'è stato nulla da fare. La donna si era invece salvata proprio perchè dopo qualche forchettata aveva desistito. Si era sentita male, era stata trattenuta dal figlio nel soccorrere il marito agonizzante, anzi - come ha poi raccontato in tribunale - sarebbe stata aggredita dal figlio, che cercando di soffocarla le avrebbe detto "perché non muori".

A chiamare i carabinieri del Radiomobile di Borgo Panigale, i primi ad arrivare sul posto, erano stati alcuni vicini, che avevano sentito forti urla provenire dall'abitazione della famiglia. Una volta entrati, i militari si sarebbero visti arrivare incontro la madre 56enne del ragazzo, sconvolta, in lacrime e urlante, accompagnata da due cagnolini. "Ci ha avvelenato, ha ucciso il mio compagno", aveva detto la donna prima di sentirsi male. Soccorsa la donna era stata ricoverata un mese in ospedale.

Il ragazzo nella circostanza si era dato alla fuga, ma poco dopo era stato rintracciato nella casa dei nonni. Nella sua stanza i militari sequestrarono altre sostanze tossiche, tra le quali una pianta velenosa, ordinata su Internet e pagata con la carta di credito della madre. Dalla tragedia dell'aprile 2021 madre e figlio non si erano più incontrati. L'ultimo incontro-scontro è avvenuto proprio in aula.  

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