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Venerdì, 26 Aprile 2024
Un anno dopo il massacro / Varese

Strage di Samarate: Alessandro Maja rinuncia all'eredità e dà 15mila euro al figlio per le cure

Il designer un anno fa uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia minore Giulia. Unico sopravvissuto il 23enne Nicolò. L'uomo è stato considerato capace di intendere e di volere

Da padre e marito esemplare a killer di inaudita ferocia. Il duplice omicidio di Samarate un anno fa aveva scosso l'Italia intera. Alessandro Maja ha rinunciato all'eredità della moglie, Stefania Pivetta, da lui uccisa a martellate insieme alla figlia minore Giulia, 16 anni, nel maggio 2022 in provincia di Varese. Unico sopravvissuto il figlio 23enne Nicolò, che era rimasto ferito gravemente. Il 57enne Maja, geometra e designer con studio sui Navigli e progetti in Italia e all'estero, aveva poi tentato di uccidersi dandosi fuoco, senza riuscirci. Una settimana dopo, reo confesso, aveva cercato di spiegare i due omicidi e il tentato omicidio dei familiari con "l'ossessione per i debiti".

A confermare la rinuncia all'eredità è stato mercoledì sera il suo avvocato, Gino Colombo, che ha spiegato come il suo assistito abbia preso la decisione "durante l'udienza con il giudice tutelare per la nomina di un amministratore di sostegno per i suoi beni, lo scorso 8 maggio". Ha dunque precisato: "Maja in quell'occasione ha rinunciato all'eredità della moglie e ha espresso il desiderio di dare immediatamente al figlio per le cure 15 mila euro, di sua iniziativa".

Il figlio Nicolò, all'epoca 22 anni, è sopravvissuto all'aggressione di suo padre, e oggi sta lottando con forza per tornare a una vita il più possibile normale, dopo numerosi interventi chirurgici e lunghi mesi trascorsi in ospedale, che hanno lasciato profondi segni sul suo fisico. Poco prima della tragedia, aveva ottenuto il brevetto da pilota, suo grande sogno. Per quel che riguarda la perizia depositata dal perito designato dalla Corte d'assise di Busto Arsizio (Varese), che verrà discussa il prossimo 19 maggio e che definisce Maja idoneo a subire un processo, l'avvocato Colombo ha evidenziato che rispetto alle conclusioni che lo definiscono affetto da 'un disturbo di personalità che però non influisce sulla sua capacità di stare in giudizio', ci saranno certamente "delle criticità" di cui discutere in aula.

L'uomo avrebbe comunicato poco con il figlio Nicolò, dopo quanto accaduto, se non con poche righe. Il suo profilo, secondo la prima difesa (vi è stata una sostituzione del legale per cause di forza maggiore), sarebbe stato caratterizzato da un vuoto di contatto con la realtà che, però, secondo il perito non influisce sul processo. Alessandro Maja, detenuto nel carcere di Monza, è stato considerato capace di intendere e di volere.

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