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Martedì, 19 Marzo 2024
Le indagini

Alessandro Sandrini, il sequestro dell’imprenditore italiano in Siria era nato come una truffa?

Arrestate tre persone: avrebbero organizzato i sequestri all’estero, in alcuni casi con la complicità almeno nella fase iniziale degli stessi rapiti. A Sandrini (accusato di simulazione di reato e truffa) sarebbe stato proposto di simulare il rapimento in cambio di denaro, ma poi fu “venduto” a un gruppo vicino ad Al Qaeda

La Procura di Roma ha arrestato tre persone accusate di aver organizzato sequestri di persona all’estero, in alcuni casi in accordo con i rapiti (almeno nella fase iniziale) mettendo in atto delle vere e proprie truffe. Due albanesi, Fredi Frrokaj e Olsi Mitraj, e l’italiano Alberto Zanini sono finiti in carcere con l’accusa di sequestro con finalità di terrorismo. 

Secondo le indagini di Sco e Ros, coordinate dalla procura di Roma con il procuratore capo Michele Prestipino e il pm Sergio Colaiocco, i tre proposero a due imprenditori bresciani di simulare un sequestro di persona. Uno di questi, ora indagato per simulazione di reato e truffa, è Alessandro Sandrini, l’imprenditore bresciano scomparso in Turchia nell’ottobre del 2016 e liberato a maggio del 2019. Un altro imprenditore bresciano, che all’ultimo non si presentò in aeroporto a Orio a Serio per la partenza, è in corso di identificazione. Nel procedimento si cita anche il caso di Sergio Zanotti, che non è indagato: la banda, secondo gli inquirenti, indusse Zanotti a recarsi ad Antiochia in Turchia per acquistare dinari iracheni fuori corso e da lì scattò il sequestro.

Il rapimento di Alessandro Sandrini e le indagini della Procura di Roma

Sandrini e Zanotto sono stati poi trasferiti in Siria e consegnati a un gruppo della galassia jihadista legato ad Al Qaeda, secondo quanto ricostruito.

I tre arrestati “in concorso tra loro e con altri soggetti rimasti ignoti operanti in Italia, Turchia e Siria, questi ultimi aderenti e comunque riconducibili alla galassia jihadista" avevano proposto a Sandrini di recarsi in Turchia "al fine di simulare un sequestro di persona" ma una volta lì lo hanno privato “effettivamente della libertà personale” per poi condurlo “contro la sua volontà in Siria consegnandolo successivamente al Turkestan Islamic Part, gruppo che si richiama ad Al Qaeda”, come si legge nel capo di imputazione. 

Secondo una testimonianza presente negli atti dell’inchiesta della Procura di Roma, Alessandro Sandrini “contava di fare molti soldi con il falso sequestro”. Il testo ha rivelato che “prima di partire Sandrini mi aveva garantito che appena rientrato in Italia…100mila euro sarebbero stati miei se gli avessi mantenuto il gioco, con la sua famiglia, i giornali e le forze dell'ordine". Dalle indagini è emerso che i familiari di Sandrini avrebbero ricevuto somme di denaro “anche consistenti” nel corso del sequestro-truffa messo in atto dalla banda. Denaro che sarebbe stato consegnato da Fredi Frrokaj, uno dei due albanesi arrestati insieme all’italiano Alberto Zanini. 

Perquisizioni in Italia e in Germania 

Nell'ambito dell'inchiesta contro la banda sono state ordinate diverse perquisizioni in Germania e in Italia. Oggi gli inquirenti, in base ad un ordine europeo di investigazione emesso dalla Procura romana, hanno proceduto ad una perquisizione grazie alla collaborazione delle autorità tedesche mentre le perquisizioni in Italia sono una decina. Secondo quanto emerso dalle indagini, i video in cui si vede  Alessandro Sandrini nel corso del sequestro in Siria, sono stati diffusi dalla Germania grazie ad un italiano, residente in Svizzera, legato alla banda dei tre uomini finiti in carcere

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