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Martedì, 23 Aprile 2024
L'omicidio nel 2020 a Collegno / Torino

Alex Pompa è stato assolto: uccise il padre violento per difendere la madre

La sentenza della Corte d'Appello di Torino: Alex Pompa assolto "perché il fatto non costituisce reato"

Alex Pompa è stato assolto "perché il fatto non costituisce reato". Questo quanto stabilito dal Corte d'Assise di Torino in merito al caso del 20enne a processo per aver ucciso il padre il 30 aprile 2020 nella casa di famiglia a Collegno, per difendere la madre e il fratello dalle violenze del genitore. La decisione al termine di una camera di consiglio durata quasi sei ore.

Il pubblico ministero Alessandro Aghemo aveva chiesto 14 anni di carcere per il ragazzo: secondo il pm Alex Pompa aveva davvero voluto commettere l'omicidio, accoltellando il padre, senza dare la possibilità al genitore la possibilità di difendersi, avendo poi una reazione spropositata e differente rispetto a quella del fratello al termine di quella ennesima lite famigliare. Aghemo aveva inoltre concesso una riduzione di pena per la seminfermità di Alex ed aveva invitato la Corte a tenere in considerazione la concessione delle attenuanti generiche per come si è comportato durante il processo e per le provocazioni subite durante quella drammatica sera. Il legale del ragazzo, Claudio Strata, aveva invece chiesto l'assoluzione piena invocando la legittima difesa.

"È tutto così strano, non ho avuto ancora il tempo per metabolizzare, voglio solo andare a casa, è stata una giornata intensa, pesante, solo a casa saprò metabolizzare": queste le prime parole di Alex Pompa dopo la lettura della sentenza di assoluzione. In aula, ad ascoltare la sentenza, c'erano la madre del giovane, il fratello, Rinaldo Merlone, l'ex preside della scuola frequentata da Alex ai tempi dell'omicidio, e l'imprenditore trevigiano, Paolo Fassa, che sentita la storia di Alex in tv è colpito dai giudizi positivi che del giovane davano i suoi insegnanti, ha deciso di aiutare il ragazzo mettendosi a disposizione per aiutarlo. "Noi ci abbiamo sempre creduto, sappiamo quello che abbiamo vissuto, abbiamo visto l'inferno e la morte in faccia e quando diciamo che Alex ci ha salvato la vita è perché è così", ha commentato a caldo il fratello di Alex Pompa, Loris. "Ringraziamo questa Corte che ci ha creduto – ha aggiunto – la chiave di tutto stava negli audio, sentendoli con le minacce di morte, i vari insulti a mia madre, allora si capisce tutto".

Assolto Alex Pompa, le parole del suo avvocato dopo la sentenza

"Mi ha fatto molto dispiacere non avere una sorta di sponda da parte della procura perché secondo me era evidente fin dall'inizio che questa era una situazione da manuale, un caso di scuola di legittima difesa", ha commentato l'avvocato Strata. "Mi è dispiaciuto che la procura non ci sia venuta dietro fin dall'inizio e che abbia sostenuto fino alla fine una tesi assolutamente contrastante con quella che noi abbiamo offerto fin dal primo giorno – ha aggiunto – quindi la soddisfazione è doppia o forse tripla perché ci siamo trovati un po' da soli". "Spero che questa sentenza rappresenti un segnale forte, sia una sorta di sentenza pilota perché certamente questa sentenza dovrà fare in modo di evitare che queste persone restino sole e isolate. Non doveva finire in questo modo ma era una situazione dalla quale era impossibile uscire, sono usciti nel peggiore dei modi ma Alex non aveva alcuna colpa né responsabilità per quello che succedeva in quella casa", ha concluso l'avvocato Strata.

Uccise il padre violento per difendere la madre

Il 30 aprile 2020 Alex intervenne durante una lite tra i suoi genitori e sferrò al padre Giuseppe 34 fendenti con 6 coltelli diversi. Secondo una perizia, il ragazzo soffre di una sindrome post-traumatica provocata dal comportamento del padre. Giuseppe Pompa è stato descritto come una persona "ossessiva, aggressiva, molesta e problematica". La moglie, Maria Caiola, ha detto in aula che poco prima del fatto l'uomo l'aveva chiamata "101" volte per questioni di gelosia. Nel corso dei mesi, ha raccontato, sia lei sia i figli avevano registrato le sue continue sfuriate "perché pensavamo che ci avrebbe ammazzato".

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