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Martedì, 23 Aprile 2024
Secondo grado / Torino

Alex Pompa ha ucciso il padre ed è stato assolto, si riapre il processo

Il ragazzo ha colpito a morte il genitore con 34 coltellate. In primo grado è stata riconosciuta la legittima difesa, ma per l'accusa le cose sono andate diversamente. La decisione della Corte di Assise di appello

Si riapre il processo ad Alex Pompa, il ventunenne che il 30 aprile 2020 a Collegno (Torino), ha ucciso il padre a coltellate. Il delitto è avvenuto al culmine di una lite in famiglia e il ragazzo in primo grado è stato assolto per legittima difesa. Secondo i giudici ha ucciso il padre "nella certezza di doversi difendere da un pericolo incombente, gravissimo e inevitabile". Un delitto nato dalla necessità di salvarsi ma di proteggere anche la mamma e il fratello.
 
Per il pg Alessandro Aghemo - lo stesso magistrato che in primo grado aveva chiesto la condanna di Alex - non è stata legittima difesa e ha invitato i giudici a riconsiderare la tesi. La Corte di Assise di appello ha adesso deciso di ascoltare la madre e il fratello dell'imputato e i medici legali che intervennero sul posto.

Giuseppe, padre di Alex Pompa, è stato descritto come un uomo aggressivo, collerico, ossessionante e minaccioso, tanto che i figli avevano cominciato a registrare le sue sfuriate. Il 30 aprile 2020 Giuseppe Pompa ha visto che moglie salutare un collega (la donna lavorava in un supermercato) e quest'ultimo le avrebbe toccato una spalla. Un contatto che ha fatto scattare la gelosia dell'uomo. Una volta a casa, tra marito e moglie è nato un furibondo litigio. Il figlio Alex si è scagliato contro il padre  e lo ha trafitto per 34 volte servendosi di sei coltelli da cucina diversi. Finito a processo è stato assolto. "Con riferimento agli ultimi colpi - scrivono infatti i giudici nella sentenza -, tanti, rapidi e poco profondi, nessuno mortale, deve ritenersi che Alex Pompa, in quella situazione di terrore e in assenza di informazioni circa gli effetti (rapidamente mortali) della ferita appena inferta con il coltello che si spezzò, continuò a colpire perché sinceramente convinto di avere a che fare con un uomo ancora pericoloso". Secondo i giudici il padre Giuseppe "stava minacciando di fare una strage. Ciò che di ulteriore è avvenuto dopo quel colpo mortale è da ritenersi giustificato e realizzato per legittima difesa putativa e, in ogni caso, ininfluente". 

Ora tutto è in discussione. "Pensavamo - ha commentato il suo difensore, l'avvocato Claudio Strata - che non ci fossero i presupposti per la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale, ma siamo e restiamo sereni. Continuiamo ad avere totale fiducia nella giustizia".

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