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Giovedì, 25 Aprile 2024
Un anno dopo

Alice Scagni uccisa dal fratello, la mamma: "Lo Stato ci ha traditi"

La lettera di Antonella Zarri inviata a Today.it: "Oggi Alberto è esattamente come il primo maggio scorso. Nessuno lo cura perché non deve essere malato. Quando la giustizia fallisce la colpa è dei cittadini"

Un anno fa, la sera del primo maggio, Alberto Scagni, 42 anni, uccideva a coltellate sotto casa a Genova la sorella Alice, 34 anni, madre di un bimbo di un anno e mezzo. Un femminicidio che, secondo il loro papà Graziano, 70 anni, e la mamma Antonella Zarri, 63, poteva essere impedito.

“Oggi è il Primo maggio – scrive la mamma di Alice e Alberto nella lettera inviata a Today.it –. Credo che molti sappiano a Genova cosa è accaduto esattamente un anno fa. In queste ore Alberto Scagni, in piena crisi psicotica, minacciava di morte suo padre. Graziano, impotente e spaventatissimo, registrava le seconda chiamata. La voce di nostro figlio non mentiva sulla follia che lo stava travolgendo. Dopo aver minacciato suo padre, Alberto aveva chiesto di sua sorella. Abbiamo tentato di trasmettere i suoni agghiaccianti di quella voce alla polizia. Ma era, come oggi, il Primo maggio, la festa dei lavoratori”.

Graziano Scagni e Antonella Zarri nella loro casa a Genova (foto Fabrizio Gatti)

“Abbiamo tentato di denunciare nostro figlio ma siamo stati lasciati soli – aggiunge Antonella Zarri –. Non sono intervenuti e ci hanno rimandato al lunedì successivo. Ma Alberto e Alice non hanno più avuto un lunedì. Questa è la sola e unica verità. Quella che tutti hanno ben compreso. È terribilmente semplice. Ma per la Procura, Alberto Scagni non è matto perché è l’unico responsabile di tutto quanto è accaduto. Così è più semplice. Non è gravemente infermo di mente. Ha torto il perito del giudice e ragione il consulente del pubblico ministero che ha stabilito, ancor prima di ogni perizia, che Alberto Scagni è un simulatore e un callido assassino. Per ora sono stati smentiti, ma sono sicura che troveranno un giudice che, per ‘ragion di Stato’, disporrà un’altra perizia che possa rimettere ogni cosa al suo posto. Tutta la colpa sarà di noi semplici cittadini mentre, alcuna responsabilità avranno gli inerti rappresentanti dello Stato”.

"Siamo pedine di un risiko"

“Quando lo Stato fallisce la colpa è sempre dei cittadini – continua la signora Scagni –. Oggi Alberto è esattamente come il primo maggio scorso. Nessuno lo cura perché non deve essere malato. Non ha più nemmeno un avvocato ed allora, la stessa Procura che ci sta condannando a tutto questo surreale processo, gliene ha nominato uno. Evviva! L’ipocrisia del diritto è salva. Io, Antonella Zarri Scagni sono andata a trovare mio figlio Alberto in carcere. L’assassino di mia figlia Alice. Il consulente del pubblico ministero – sostiene la mamma – non sa nemmeno di che parla. Per lui e per l’ufficio che rappresenta noi siamo solo pedine di un risiko in cui debbono vincere loro, senza rendersi conto che a perdere sarà la credibilità dello Stato”.

“Tra poche ore, un anno fa – conclude la mamma – verrà uccisa nostra figlia Alice. Un tragico destino. Una tragedia enorme. Mostruosa. Che queste ore siano di riflessione per coloro che, sollecitati invano da due anziani genitori disperati, non sono voluti intervenire in loro soccorso. Che ogni minuto che passa sia per loro un peso sulla coscienza con il quale dover fare i conti”.

Alice Scagni il giorno del suo matrimonio

Dopo la denuncia della famiglia, raccolta in una lunga intervista da Today.it, due poliziotti della centrale operativa della questura e un medico del servizio di salute mentale sono stati infatti indagati dalla Procura: le responsabilità ipotizzate sono omissione d'atti d'ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di un altro reato. I tre avrebbero sottovalutato la gravità delle condizioni psichiche di Alberto e le sue minacce, più volte segnalate fino a poche ore prima dell'aggressione. Ma, una volta ricostruiti i fatti, oggi la questione riguarda lo stato di salute del presunto assassino: il fratello era lucido e quindi va processato oppure era incapace di intendere e di volere e per questo andrebbe curato al di fuori del carcere?

Gli avvocati si dimettono

Il giudice per le indagini preliminari, Matteo Buffoni, ha accolto la richiesta della Procura e, a inizio aprile, ha rinviato a giudizio Alberto Scagni per omicidio premeditato. Il tribunale ha così stabilito che l'imputato è in grado di affrontare il processo, anche se ha riconosciuto in lui una parziale infermità mentale.

Alice, storia di un omicidio in casa - di Annissa Defilippi e Fabrizio Gatti

Secondo la Procura e il legale di Gianluca C., il marito di Alice, Alberto Scagni andrebbe invece processato senza alcuna attenuante. Mentre la consulenza di parte dei difensori sosteneva la sua totale infermità, condivisa dai genitori, assistiti dall'avvocato Fabio Anselmo. Pochi giorni dopo il rinvio a giudizio, però, i legali di Alberto, Maurizio e Guido Mascia ed Elisa Brigandi, si sono dimessi dall'incarico. Il 9 giugno prossimo comincerà il processo davanti alla Corte d'assise di Genova. In caso di condanna, il fratello di Alice rischierebbe l'ergastolo. E porterebbe così l'ulteriore croce di essere considerato sano.

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