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Giovedì, 28 Marzo 2024
Sardegna

Alluvione Sardegna, l'allerta arrivò via fax: ma i Comuni erano chiusi

Alle 14:12 di domenica il Centro Funzionale della Protezione Civile emana l'avviso: alle 16:30 la Regione invia i fax ai Comuni. I Municipi, però, sono chiusi e l'avviso cade nel vuoto

ROMA - Che nulla sia andato per il verso giusto è più che chiaro. Lo dimostrano i sedici morti, il disperso, le case distrutte, i paesi fantasma e tutto il disastro che ha violentato la Sardegna. Finito il momento del dolore e della compassione, sarà la volta della caccia al colpevole. Delle voci che si rincorrono, delle accuse che rimbalzano. 

E questo momento è già cominciato. Dai meteorologi alla Protezione Civile, passando per i sindaci e le opposizioni, le diversità di vedute si sprecano. In tutto questo caos, però, una cosa è certa. La Protezione civile ha segnalato la "allerta meteo con criticità elevata", la peggiore di tutte, con dodici ore di anticipo

Le lancette tornano a domenica pomeriggio, ripercorre Corriere.it: sono le 14:12 e il Centro Funzionale della Protezione civile emana l'avviso. Alle 16:30 la Regione manda ai singoli Comuni i fax per avvisarli delle "condizioni meteorologiche avverse" in arrivo. Ma è qua che il circuito di avviso si blocca

Gli uffici comunali, infatti, sono chiusi. E' domenica e i fax della Regione cadono nelle stanze vuote. Così alcune ore dopo, in serata, si decide di mandare un sms sui telefonini dei sindaci. Il tempo perso, però, ormai è troppo. Così alle otto del mattino seguente, nei Municipi ognuno si organizza come può per fare fronte all'emergenza. 

In quel momento il vero grande problema pare essere la viabilità: nessuno si immagina l'ondata di distruzione che sta per travolgere la Sardegna. Il maltempo, però, arriva: i morti saranno storia di poche ore dopo. Quando il cielo è buio e la conta delle vittime è già drammatica, diventa chiaro che quei fax e quegli uffici chiusi erano stati solo un triste presagio di morte. 

"A me è arrivato un messaggino e ho cominciato a darmi da fare. Lunedì all'inizio abbiamo mandato i nostri uomini a Olbia perché lì c'era il peggio, poi è arrivato anche qui da noi" ricorda il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda. Il suo collega di Loiri, Giuseppe Meloni, è vinto dall'impotenza: "Noi sindaci dei Comuni piccoli che possiamo mai fare davanti a una cosa del genere? Ci lasciano soli".  

E c'è dolore anche nelle parole di Antonella Dalu, prima cittadina della distrutta Torpè. "Sono stata avvisata con il classico messaggio di criticità elevata che riceviamo venti volte l'anno. In passato abbiamo fatto evacuazioni per la stessa allerta e poi non è successo nulla. Come potevamo sapere che stavolta sarebbe stato diverso?".

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