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Martedì, 23 Aprile 2024
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L'Italia non è un Paese per i diritti umani

Nel 2013 Amnesty fotografava un paese con una "progressiva erosione dei diritti". Nel 2014 questo percorso è andato avanti. Politica, società civile e media sono tutti coinvolti: "Sembra proprio che i diritti non interessino"

L'Italia non è un paese che allarga gli spazi di diritto: una considerazione amara, soprattutto in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, che arriva dal rapporto annuale di Amnesty sui diritti umani nel mondo, quest'anno edito da Castelvecchi. Se nel nostro Paese l'anno scorso si registravano diverse violenze contro le donne, violazioni dei diritti di rifugiati e migranti e una continua segregazione in cui vivono le comunità Rom e Sinti, tra 2014 e 2015 le cose non sono cambiate. Anzi, con il semestre europeo si è persa una grande occasione, come spiega Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty Italia:
 

L'Italia ha sprecato l'opportunità di dare all'Unione europea un indirizzo diverso, basato sul rispetto dei diritti umani, sul contrastro alla discriminazione, e soprattutto su politiche a tema immigrazione che dessero priorità a salvare le vite umane

Il riferimento al passaggio dall'operazione Mare Nostrum (incentrata sul salvataggio di chi attraversa il Mediterraneo) a Triton (che pattuglia e salvaguardia le frontiere) è evidente: "Avevamo chiesto al governo e il primo ministro si era detto pronto a impegnarsi perché Mare Nostrum non solo non venisse sospesa, ma potesse anche essere ampliata. Non hanno ascoltato le nostre richieste e le conseguenze sono state le tragiche e numerose morti in mare" continua Rufini. 

Ma non solo: la politica nel nostro Paese sembra addirittura indifferente alla questione che riguarda la salvaguardia dei diritti umani e il linguaggio pubblico (di figure politiche, media e società civile) è sempre più xenofobo: "Sono pochi gli esponenti politici che hanno a cuore questi temi nel nostro Paese - conclude Rufini - C'è ancora da fare un grande sforzo e tantissimo lavoro da fare". 

TORTURA E CARCERI - Amnesty anche l'anno scorso aveva rinnovato l'appello per l'istituzione del reato di tortura nel nostro codice penale e anche su questo tema non ci sono stati passi avanti. Sono venuti alla luce altri casi di violenza e abusi delle persone in custodia o detenzione: "E' un lato oscuro del nostro Stato: davanti ad abusi e violenze la giustizia non riesce a fare luce perché c'è davanti un muro di omertà". 

FUORI DAI NOSTRI CONFINI - Il rapporto dell'ong ha analizzato la situazione dei diritti umani in 160 paesi: "Il nostro atlante quest'anno ha registrato una situazione catastrofica - spiega Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia - Siamo di fronte a un clamoroso fallimento nella ricerca di soluzioni efficaci per risolvere le necessità più pressanti dei nostri tempi". Quest'anno è stata registrata un'escalation di gruppi armati brutali che tengono le popolazioni civili sotto controllo. Tante sono state le minacce alla libertà d'espressione e la crisi umanitaria e dei rifugiati non è mai stata così grave. 

CHE FARE? - In questo panorama drammatico comunque Amnesty International ha deciso di lanciare un appello: "Il quadro complessivo dello stato dei diritti umani è tetro ma le soluzioni ci sono. I leader mondiali devono intraprendere azioni immediate e decisive per invertire un'imminente crisi globale e fare un passo avanti verso un mondo più sicuro, in cui i diritti e le libertà siano protetti". Nonostante crisi e violenze, i diritti umani non possono essere persi di vista. 

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