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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Torino

Andrea Soldi morto durante un Tso, sorella in lacrime: "Con i malati bisogna saper parlare"

"Aveva il viso completamente nero e segni sul collo". La toccante testimonianza di Maria Cristina Soldi al processo per la morte del fratello Andrea, 45 anni

"Accanto al corpo senza vita di Andrea c'era solo mio padre. Mio fratello aveva il viso completamente nero, con segni attorno al collo ed escoriazioni sul viso". E' la testimonianza di Maria Cristina Soldi al processo per la morte del fratello Andrea, 45 anni, deceduto il 5 agosto 2015 a Torino in seguito a un trattamento sanitario obbligatorio finito male.

Il processo sul caso del torinese malato di schizofrenia paranoide si è aperto lo scorso settembre. Il medico psichiatra dell'Asl che lo aveva in cura e tre agenti della polizia municipale di Torino sono accusati dalla pm Lisa Bergamasco di omicidio colposo. Secondo l'accusa, i vigili avrebbero usato le maniere forti nella manovra di immobilizzazione: nel tragitto in ambulanza l’uomo, che aveva problemi di cuore dovuti al sovrappeso, avrebbe smesso di respirare. 

Maria Cristina Soldi, in lacrime, ha risposto alle domande dell'avvocato di famiglia, suo cugino Giovanni Soldi. "Quando in ospedale ho accarezzato e baciato il cadavere di Andrea, ho notato che dalla bocca gli usciva del sangue. Cercai di pulirlo con una garza, dopo ci consegnarono un sacchetto con i vestiti".

La donna ha quindi ricordato il giorno in cui si manifestò la prima crisi di schizofrenia. "Era il 7 dicembre 1990, Andrea era la persona più solare del mondo, fino ai vent'anni non aveva avuto alcun malessere. Nell'ultimo periodo però si era spento, da sette mesi non seguiva la terapia ma non aveva mai mostrato alcun segno di violenza. Ricordo che non voleva andare in ospedale, ma durante i Tso precedenti non ha mai avuto reazioni brusche. Durante uno degli ultimi Tso un'infermiera lo prese sotto braccio, erano andati a prendere un caffè. Lei sapeva come fare, le persone come mio fratello bisogna trattarle nel modo giusto e mi auguro che dopo questa storia tutti se ne rendano conto. Con i malati bisogna saper parlare - ha detto in aula visibilmente provata - bisogna aspettare i loro tempi".
 

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