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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Angelo Becciu: le dimissioni del Cardinale accusato di aver dato i soldi delle elemosine ai suoi fratelli

Tra i motivi dell'addio improvviso c'è anche l'utilizzo dei soldi dell'Obolo di San Pietro. Ma l'allora monsignore aveva anche affidato "l'intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso", che "ha indirizzato gli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali"

Come tutto quello che accade in Vaticano, soprattutto quando c'entrano i soldi, le dimissioni del cardinale Giovanni Angelo Becciu, che non è più prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, sono infiocchettate in spiegazioni ufficiali che poco fanno capire di quello che è realmente successo. Ma l'Espresso, in un'anticipazione del numero in uscita domani, sostiene che tra i motivi dell'addio improvviso c'è anche l'utilizzo dei soldi dell'Obolo di San Pietro. 

Angelo Becciu: le dimissioni del Cardinale accusato di aver dato i soldi delle elemosine ai suoi fratelli

Secondo il settimanale c'era "un vero e proprio metodo che ha contraddistinto la Segreteria di Stato sotto la direzione del cardinale Angelo Becciu". Cosa che non è piaciuta a papa Francesco. L'allora monsignor Becciu aveva affidato "l'intera cassa vaticana al finanziere Enrico Crasso, ex Credit Suisse", il quale "ha indirizzato gli investimenti vaticani verso fondi speculativi con sede in paradisi fiscali". Inoltre, da sostituto della segreteria di stato, Becciu "avrebbe chiesto e ottenuto per ben due volte dalla Conferenza Episcopale Italiane e una volta dall'Obolo di San Pietro un finanziamento a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri, provincia di Sassari, di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino". 

Repubblica spiega oggi che Angelo Becciu lascia mantenendo la porpora da cardinale, ma rinunciando a tutti i diritti che essa comporta. In sostanza, non potrà partecipare a un futuro conclave, aiutare il Papa collegialmente nell’esercizio delle sue funzioni. 

Secondo fonti interne la decisione papale segue la conclusione dell’inchiesta sull’immobile di Londra, costato al Vaticano 200 milioni di euro nonostante il suo valore fosse minore. Il conto bancario con il quale sono state disposte le operazioni che hanno portato all’acquisizione dell’immobile e alla perdita di cospicue somme di denaro era gestito dalla segreteria di Stato vaticana e, in particolare, dal sostituto dell’epoca, appunto Becciu. Quel conto, in sostanza, non aveva controllori esterni. Vi confluivano fondi provenienti dall’Obolo di San Pietro e da altri enti. Ma soltanto quando Francesco ha chiesto la totale trasparenza sulle entrate e sulle uscite la magistratura vaticana ha potuto conoscerne il contenuto, valutare ogni movimento, e dunque indagare.

Secondo le carte visionate dall’Espresso, l’allora sostituto della segreteria di Stato ha dirottato più volte i soldi della Cei e dell’Obolo di San Pietro in direzione di suoi familiari. Finanziamenti a fondo perduto in favore della cooperativa “Spes”, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari) di cui titolare e rappresentante legale è il fratello Tonino, sono stati chiesti e ottenuti dal cardinale Becciu tre volte: la prima nel settembre 2013, 300 mila euro per ampliare l’attività e ammodernare il forno; la seconda, nel gennaio del 2015, destinando alle casse della cooperativa altri 300 mila euro dopo un incendio. I fondi chiesti e ottenuti da Becciu la Cei li attingerà dai fondi dell’otto per mille. La terza ed ultima richiesta parte nell’aprile 2018: 100 mila euro a fondo perduto per gli adeguamenti delle strutture per l’accoglienza dei migranti. E questa volta i fondi verranno dispensati dall’Obolo di San Pietro, un fondo sotto il diretto controllo di Becciu.

La storia del palazzo di Londra

Ma è dalla storia degli investimenti fatti dalla Segreteria di Stato nell'Athena Capital Global Opportunities Fund del noto finanziere Raffaele Mincione, dopo un analogo tentativo di business naufragato in Angola, che parte l'inchiesta portata avanti dagli inquirenti dell'Ufficio del Promotore di Giustizia Gian Piero Milano e del suo aggiunto Alessandro Diddi. Un'operazione, quella con Athena, nata proprio quando a capo della sezione Affari generali della Segreteria c'era monsignor Angelo Becciu, e considerata anomala dalla magistratura vaticana già solo per il fatto che si fosse deciso di finanziare in parte il fondo con i denari dell'Obolo di San Pietro, destinando dunque a operazioni speculative somme possedute con vincolo di scopo per il sostegno delle attività caritatevoli. Ed è dall'Angola, dove il cardinale è stato nunzio apostolico dal 2001 al 2009, che si dipanano i fatti.

In particolare, durante la 'gestione Becciu' la segreteria di Stato decide di investire oltre 200 mln di dollari in una piattaforma petrolifera al largo delle coste del paese africano: è il 2013 e l'investimento viene inizialmente affidato al finanziere Antonio Mosquito della Falcon Oil. A fare l'advisor dell'operazione viene chiamato Raffaele Mincione e a rivolgersi a lui è Enrico Crasso, che, allora a Credit Suisse, già gestisce le finanze vaticane per conto della Segreteria di Stato. La due diligence però è negativa e l'affare in Angola salta. I 200 mln vengono a quel punto affidati proprio a Mincione, che crea il fondo Athena. Siamo nel 2014.

Anche questo business tuttavia si rivelerà ben presto poco conveniente per la Santa Sede e sarà proprio la necessità di uscire da questa operazione scomoda costata milioni di euro al Vaticano che porterà all'acquisto dell'immobile di Sloane Avenue a Londra con l'intermediazione del broker Gianluigi Torzi e della sua Gutt Sa. Per la vicenda di Sloane Avenue finiscono nei guai i più stretti collaboratori dell'ormai ex cardinale di Pattada, a cominciare da mons. Mauro Carlino (suo ex segretario, 'emissario' della Segreteria di Stato nella trattativa con Torzi), indagato per estorsione in concorso con Torzi, Crasso e Fabrizio Tirabassi, e da mons. Alberto Perlasca, responsabile degli investimenti della Segreteria di Stato, indagato per peculato in concorso con Torzi, Tirabassi, Crasso e Mincione.

Oltre ovviamente a Crasso, l'uomo a cui Becciu ha affidato per intero le casse vaticane. Perlasca, Tirabassi, Carlino e un altro stretto collaboratore di Becciu, Vincenzo Mauriello, oltre al direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, saranno poi licenziati dal Papa il 1 maggio 2020, a seguito della perquisizione negli Uffici della Segreteria di Stato. Sullo scandalo di Londra si registra peraltro uno dei più violenti scontri mai registrati Oltretevere, uno scambio al vetriolo con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha proprio Becciu per protagonista. Replicando a Parolin, che definisce ''opaco'' l'affare di Sloane Avenue, Becciu, infatti, nel ribadire di aver sempre agito nell'esclusivo interesse della Santa Sede, non esita a evocare la 'macchina del fango'. 

EDIT ORE 15,17: Angelo Becciu si difende in conferenza stampa: 

 Parla di accuse "surreali" il cardinale Angelo Becciu, all'indomani delle dimissioni choc da prefetto della Congregazione delle cause dei santi e dai diritti del cardinalato, convoca una conferenza stampa. "E' un po' strana la cosa,- esordisce togliendo la mascherina-  in altri momenti mi ero trovato per parlare di altre cose, non di me, mi sento un po' stralunato. Ieri fino alle sei mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa. Poi il Papa dice che non ha più fiducia in me perché gli è venuta la segnalazione dei magistrati che io avrei commesso atti di peculato". 

Quindi, riferendosi alle accuse, dice: "Quei 100mila euro, è vero, li ho destinati alla Caritas. E' nella discrezione del sostituto destinare delle somme che sono in un fondo particolare destinato alla Caritas, a sostenere varie opere. In 7-8 anni non avevo mai fatto un'opera di sostegno per la Sardegna. So che nella mia diocesi c'è un'emergenza soprattutto per la disoccupazione, ho voluto destinare quei 100mila euro alla Caritas".

Becciu spiega che i soldi non sono transitati dalla Caritas alla cooperativa gestita dal fratello che collabora con la Caritas di Ozieri. Ma "quei soldi sono ancora lì, non so perché sono accusato di peculato". "Per il palazzo di Londra - continua - l'Obolo di San Pietro non è stato toccato, non è stato utilizzato. La Segreteria di Stato aveva un fondo, doveva crescere". Mentre per la Caritas di Ozieri i 100mila euro arrivavano dall'Obolo ma era un fine "caritativo", ha ribadito Becciu, che ha detto anche che ieri, "con il Papa non si è parlato del palazzo di Londra".

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