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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso

Anna, morta dopo la cena al ristorante: cosa è emerso dalle indagini su tiramisù e uova

"Aveva chiesto se non ci fosse latte in quel dolce", ha raccontato il fidanzato della ventenne morta per uno shock anafilattico dopo aver mangiato in un locale di Milano

La ventenne Anna Bellisario, morta domenica scorsa dopo dieci giorni di coma per shock anafilattico provocato da tracce di latte a cui era allergica, contenute in un tiramisù venduto come vegano, era abituata invece a mangiare alimenti con contaminazioni di uova, stando all'ipotesi al vaglio degli inquirenti. Le uova erano un altro prodotto a cui era allergica, ma in misura molto inferiore rispetto all'allergia ai latticini di cui soffriva da quando era piccola.

Secondo quanto riporta l'Ansa, sarebbe questo un punto fermo dei primi accertamenti, anche attraverso audizioni di testimoni (ieri è stato ascoltato il fidanzato), dell'inchiesta condotta dal Nas dei carabinieri e dall'Ats (Agenzia tutela salute), coordinata dall'aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio. La giovane, infatti, nel corso di quella cena in un fast food di corso Garibaldi a Milano col suo fidanzato mangiò anche un panino con una maionese prodotta dal locale, nella quale sono state trovate tracce di uova. Poi, a fine pasto, ha ordinato quel "tiramisun", un dolce prodotto da un'azienda di Assago e venduto come vegano, e dopo il primo cucchiaino si è sentita subito male, finendo in coma.

Non solo tiramisù, dopo la morte della 21enne allergica ritirati altri prodotti vegani 

Stando alle audizioni e ad altri elementi raccolti finora, è emerso che la ventenne era comunque abituata a mangiare alimenti con tracce di uova, mentre prestava la massima attenzione ai latticini e anche alle contaminazioni con proteine del latte negli alimenti che assumeva. Gli accertamenti autoptici e allergologici dovranno comunque fare chiarezza sull'incidenza degli alimenti assunti in relazione alla morte. Intanto gli inquirenti stanno individuando il laboratorio nel quale effettuare analisi quantitative sulla presenza di latte nel dolce. E manderanno informazioni di garanzia con le iscrizioni nel registro degli indagati, in vista dell'autopsia della prossima settimana, ad ampio spettro e non solo alle 4 persone già indagate. E ascolteranno come testi anche i genitori della ragazza.

"Aveva chiesto se non ci fosse latte"

Pare che prima di mangiare quel dolce avesse chiesto rassicurazioni anche ai dipendenti del locale sul fatto che non contenesse davvero latte e fosse vegano, come indicato nell'etichetta. Quasi fosse un sinistro presentimento. Perché, praticamente già dopo aver ingerito un primo cucchiaino, si è sentita male e a nulla è servito l'utilizzo di un antistaminico al cortisone e di un altro farmaco broncodilatatore che aveva con sé. Sono i passaggi del racconto, reso mercoledì a verbale davanti ai pm milanesi, dal fidanzato di Anna Bellisario.

La deposizione del fidanzato della vittima, che quella tragica sera era a cena con lei, è solo un altro passo delle indagini. A breve gli inquirenti iscriveranno nel registro degli indagati, in vista dell'autopsia non ancora fissata, anche altre persone, oltre a responsabili e dipendenti della ditta che produce il dolce. Tra questi anche i responsabili del fast food e probabilmente altre persone in relazione ad una maionese, contenente uova - a cui la ventenne era allergica ma in modo minore, come detto -, che la ragazza avrebbe mangiato sempre quella sera del 26 gennaio. L'ipotesi principale, però, è che la morte sia stata causata dalla presenza di latte nel dolce. Dolce che sarebbe stato contaminato perché nello stabilimento venivano effettuate anche lavorazioni su altri alimenti con latte. Nulla di tutto ciò, però, sarebbe stato indicato nell'etichetta dall'azienda produttrice. 
 

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