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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Napoli

Annamaria Mantile, la prof non è morta per il vaccino: ecco i risultati dell'autopsia

Esclusa qualunque causa legata all'iniezione della prima dose. La donna aveva 62 anni e insegnava inglese all'istituto comprensivo Cesare Pavese di Napoli

Annamaria Mantile non è morta per il vaccino. Non c'è nessuna correlazione tra la somministrazione del farmaco anti covid e la morte della docente di 62 anni che insegnava inglese all'istituto comprensivo Cesare Pavese di Napoli. La notizia del decesso della donna, avvenuta quattro giorni dopo la somministrazione della prima dose di AstraZeneca, aveva allarmato la famiglia e anche i suoi colleghi. L'insegnante era stata vaccinata il 27 febbraio ed è morta il 2 marzo.

"Annamaria Mantile è morta per un infarto intestinale"

Dal momento che a quanto si apprende l’insegnante non aveva patologie pregresse, il sospetto che la morte potesse essere una conseguenza di una reazione al vaccino si era fatta strada tra quanti hanno appreso la notizia e la conoscevano. Le risultanze dell’autopsia hanno dissipato ogni dubbio, escludendo qualunque causa legata all'iniezione: il decesso è stato causato "da un infarto intestinale provocato a sua volta dal sequestro, nella parete addominale, di un’ansa del tratto digerente". Lo shock emorragico e l'arresto cardiocircolatorio sono stati fatali. La professoressa aveva accusato uno stato di malessere accompagnato da vomito, conseguenza dell’occlusione intestinale. L’esame autoptico è stato eseguito da un collegio di periti, consulenti tecnici d’ufficio, nominati dalla Procura di Napoli.

Sull’episodio infatti è stato aperto un fascicolo di indagine dopo la denuncia sporta dalla famiglia della donna che agli investigatori aveva ricostruito gli ultimi giorni della vittima, dall’insorgenza dei sintomi dopo circa 72 ore dall’inoculazione del vaccino anti covid fino all’intervento della guardia medica. Non placandosi i dolori, i familiari hanno chiamato anche un cardiologo che avrebbe effettuato un’indagine elettrocardiografica non rilevando problemi al cuore ma certificando il dolore addominale e lo stato di disidratazione. La situazione poi è precipitata e ai familiari non è rimasto altro che chiamare il 118. All’arrivo in ospedale non c’era già più nulla da fare.

I dubbi dei familiari però restano. Il fratello della donna, Sergio Mantile, ne ha parlato a NapoliToday, commentando quella che etichetta come una fuga di notizie: "Di ufficiale non c’è nulla, si tratta di una fuga di notizie. L'ho saputo da mio fratello - dice il dottor Mantile -. Si è subito escluso un coinvolgimento di AstraZeneca, ma non si spiega il perché. La causa individuata - che noi in un qualche modo avevamo intuito e che i medici potevano prevedere - sarebbe un infarto intestinale dovuto ad un’ernia. Questo avrebbe determinato l’addome gonfio per tutti e tre i giorni della sofferenza. Ora mi chiedo: come si fa ad escludere, due ore dopo la somministrazione, una correlazione con il farmaco? Il mio è un quesito da incompetente. Le contrazioni, come reazione al farmaco, potrebbero aver determinato la strozzatura dell’intestino? Oppure sono avvenute del tutto indipendentemente? In questo caso, le aspettative che avevamo sulle reazioni del farmaco ci hanno del tutto depistati e indotti a non pensare di dover ricorrere ad un ricovero, ad una corsa in ospedale".
 

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