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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Carne di pollo, è allarme antibiotici: "Preoccupazione per la salute pubblica"

Un rapporto del Ministero della Salute rivela la presenza di livelli preoccupanti di antibiotico-resistenza nelle carni di pollo. CIWF lancia una campagna per spiegare la realtà che si nasconde dietro all'allevamento intensivo

Cresce l'allarme per il possibile grave rischio per la salute pubblica a causa degli alti livelli di antibiotici nel pollo. Un rapporto del Ministero della Salute rivela infatti la presenza di livelli molto alti e preoccupanti di antibiotico-resistenza nelle carni di pollo. CIWF (Compassion in World Farming Italia Onlus è un'associazione italiana no profit che lavora per la protezione e il benessere degli animali negli allevamenti) lancia una campagna per spiegare la realtà che si nasconde dietro all’allevamento intensivo di polli.

Altissime densità (fino a 20 polli per mq) nei capannoni, selezione genetica con patologie connesse, ridotte difese immunitarie e conseguente uso rutinario di antibiotici producono grandissime sofferenze per gli animali, gravi rischi per la salute umana e una carne più grassa e meno salutare. 

LO STUDIO - Secondo il report del ministero, nei 709 campioni di pollo esaminati sono stati riscontrati i seguenti dati: il 12,69% positivi alla presenza di Salmonella spp., una delle cause più frequenti di tossinfezioni alimentari nel mondo industrializzato e in Italia; il 72,92% positivi alla presenza di Campylobacter spp., la prima causa di zoonosi trasmesse dagli animali all’uomo in Europa il cui numero di casi è probabilmente sottonotificato in Italia; il 95,40% positivi alla presenza di Escherichia coli (un microrganismo commensale che vive in simbiosi nell’intestino, ma che in particolari condizioni può divenire un patogeno opportunista) e ad alte contaminazioni (81,33%) da E. coli produttori di ESBL/AmpC, batteri che, secondo la relazione ministeriale, “destano preoccupazione per la salute pubblica, sia per la loro capacità di trasmettere i determinanti di resistenza ai principali agenti zoonosici (Salmonella) che per le loro potenzialità di agenti patogeni opportunisti nell’uomo”. 

E' ALLARME - Preoccupano poi gli alti livelli di resistenza, anche multipla, agli antibiotici, compresi quelli di importanza critica per l’uomo. Secondo la Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani (FNOVI) “i risultati rappresentano una situazione alquanto allarmante soprattutto per alcuni antimicrobici quali tetracicline, sulfamidici, amminopenicilline e chinolonici”.

ANTIBIOTICI - Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia, spiega: "L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti di polli è necessario perché le difese immunitarie degli animali sono estremamente ridotte dalla selezione genetica e dalle condizioni di allevamento, tra cui le altissime densità. Il miglioramento delle condizioni ambientali da solo non basta a risolvere questo problema: solo lavorando anche sugli aspetti di selezione delle razze (optando per animali ad accrescimento più lento) e sulla riduzione delle densità sarà possibile ridurre l’uso di antibiotici e tenere sotto controllo il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, che attualmente rappresenta una vera e propria minaccia per la salute pubblica. Nessun interesse commerciale dovrebbe avere la priorità rispetto alla salute dei cittadini italiani."

500 MILIONI DI POLLI - Nel nostro paese ogni anno vengono allevati circa 500 milioni di polli “da carne”, la stragrande maggioranza dei quali in allevamenti intensivi, del tutto simili a quelli degli altri paesi europei. Stipati in capannoni a decine di migliaia con cicli di vita brevissimi (39-42 giorni), selezionati per crescere in maniera abnorme e sviluppando per questo diverse gravi patologie, tenuti in vita grazie ad un massiccio uso di antibiotici, questi animali sono venduti a prezzi sempre più bassi e sono ormai considerati soltanto una merce, scrive in una nota CIWF

L'INDUSTRIA - Pisapia continua: "I consumatori italiani stanno diventando sempre più attenti al benessere degli animali. Per questo l’industria cerca di rassicurarli con informazioni fuorvianti, tutte mirate ad assolvere le colpe del sistema intensivo, verso gli animali e la salute umana. Le “6 verità sul pollo” recentemente lanciate dall’industria avicola, sono un esempio lampante di questo tentativo mistificatorio. Ma il Made in Italy senza attenzione per il benessere animale resta un’etichetta priva di contenuto che non garantisce la tanto acclamata qualità. Con questa iniziativa abbiamo dato il nostro contributo al ristabilimento della verità sul pollo, per gli italiani che vogliono riflettere. E, siamo certi, saranno tanti."

Esistono in Italia, seppur minoritari, sistemi di allevamento di polli da carne maggiormente rispettosi del benessere animale, come quelli all’aperto o che riportano in etichetta informazioni sulla crescita a densità inferiori rispetto ai limiti di legge e sull’uso di arricchimento ambientale. 

ALLEVAMENTI INTENSIVI, I SEI PUNTI DA CHIARIRE

1 - Crescita abnorme – I polli sono selezionati geneticamente per crescere in modo abnorme ed essere pronti per il macello in 39-42 giorni. La crescita abnorme porta con sé anomalìe nello sviluppo, come l’insorgenza di malattie cardiovascolari, respiratorie e zoppìe, oltre alla riduzione delle difese immunitarie degli animali.

2 - 20 polli in un metro quadrato – I polli vengono allevati ad altissime densità. Si può arrivare a far vivere in un metro quadrato fino a 20 polli. In un simile affollamento gli animali non sono certo “liberi di razzolare”, come si trova scritto nella comunicazione dell’industria. La verità è che non hanno neanche lo spazio per muoversi e che, in questo contesto, la denominazione “a terra” perde completamente di significato. 

3 - Batteri fuori controllo – L’allevamento intensivo favorisce la diffusione di batteri come la Salmonella e il Campylobacter che stanno sviluppando preoccupanti resistenze agli antibiotici. Maneggiando la carne cruda c’è il rischio di infettarsi. Purtroppo in Italia non è possibile stimare le effettive infezioni da Campylobacter, così come invece succede in altri Paesi, perché in Italia non esistono controlli di routine. Per questo il pollo non andrebbe lavato per evitare di infettare se stessi e contaminare altri cibi o gli attrezzi di cucina.

4 - Antibiotici: una routine – L’uso di antibiotici negli allevamenti di pollo è quasi sempre sistematico: basta infatti che un solo animale si ammali e tutto il gruppo di decine di migliaia di animali deve essere trattato preventivamente, compresi gli animali sani. Considerando le altissime densità e le cattive condizioni di salute degli animali, derivanti anche dalla selezione genetica, le probabilità che gli animali sviluppino patologie è altissima e, di conseguenza, anche l’uso di antibiotici.

5 - Carne meno nutriente e più grassa – L’allevamento intensivo, che toglie gli animali dalla terra su cui dovrebbero razzolare, impatta anche sulle qualità nutrizionali dei prodotti: la carne dei polli allevati intensivamente è più grassa e contiene meno omega 3 dei polli allevati all’aperto.

6 - Made in Italy: un’etichetta senza contenuto – I polli italiani sono allevati intensivamente come accade in altri paesi. Il Made in Italy, nel caso dei polli allevati intensivamente, non è sinonimo di maggiore qualità.

L'INFOGRAFICA PUO' ESSERE SCARICATA DAL SITO DI CIWF

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