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Mercoledì, 24 Aprile 2024
"Sì, sono io" / Milano

Antonino Calì: il super latitante che si nascondeva a Milano

Deve scontare quasi trent'anni per traffico di stupefacenti aggravato dall'aver agevolato associazioni di stampo mafioso. Per due giorni i poliziotti hanno osservato l'appartamento-nascondiglio meneghino da una terrazza posta in alto, con vista su tutto il cortile condominiale, con telecamere e binocoli

Nel 2018, mentre era agli arresti domiciliari in una clinica romana, si era sfilato il braccialetto elettronico ed era fuggito in Spagna, poi era tornato in Italia. Antonino Calì è stato arrestato a Milano ieri mattina dagli agenti della Squadra mobile di Roma e Milano: era in un appartamento preso in affitto. L'ormai ex super latitante deve scontare quasi trent'anni di reclusione. Calì, coinvolto soprattutto in indagini sul traffico di droga che gestiva insieme a vari clan tra cui i Casamonica e gli avellinesi Pagnozzi, era destinatario di un mandato d'arresto europeo.

Antonino Calì arrestato a Milano

Si era nascosto in un appartamento di via Paolo Frisi, zona Porta Venezia, preso in affitto da un'agenzia immobiliare. Da poco era tornato in Italia dopo una permanenza in Spagna, a Valencia. Le polizie internazionali erano sulle sue tracce e, quando hanno saputo che Calì si era spostato a Milano, la squadra mobile romana e quella milanese sono entrate in azione. Per due giorni i poliziotti hanno osservato l'appartamento-nascondiglio meneghino da una terrazza posta in alto, con vista su tutto il cortile condominiale, con telecamere e binocoli. La mattina di mercoledì 21 aprile, finalmente, gli agenti hanno notato un uomo simile a Calì uscire dal condominio e dirigersi a piedi verso la stazione della metropolitana.

Prima dell'ingresso è stato bloccato dagli agenti, a cui ha esclamato: "Sì, sono io, Antonino Calì". Con sé aveva una carta d'identità intestata a Sergio Calì, valida per l'espatrio. Nell'appartamento di via Frisi, poi perquisito, sono stati trovati documenti che comprovavano il suo arrivo da Valencia e 1.200 euro in contanti, nonché le chiavi di casa della sua abitazione spagnola.

terrazza con telecamera-2-2

La prima condanna risale al 1999 per traffico di droga in associazione a delinquere: dopo una detenzione domiciliare, Calì torna libero nel 2003 e ricomincia l'attività, affiancandola ad altri reati (frode, ricettazione e altro). Il secondo arresto è del 2007 per possesso di armi clandestine. Di nuovo libero, secondo gli inquirenti inizia a collaborare con i Casamonica, ma anche con i Gambacurta e i Pelli di Locri. Ma soprattutto con il clan camorristico dei Pagnozzi, stanziato in provincia di Avellino con solidi collegamenti con la malavita romana.

L'ultimo arresto è del 2013. Antonino Calì fu condannato per traffico di droga, estorsione, riciclaggio e reimpiego di proventi del traffico in attività imprenditoriali. Nel mese di maggio del 2018 gli furono concessi i domiciliari da scontare presso la clinica romana di Villa Ardeatina. Il 3 ottobre 2018 riuscì a manomettere il braccialetto elettronico e fece perdere le sue tracce. Ricomparve nei radar delle forze dell'ordine nel 2020 in Spagna, a Valencia, e poi a Milano in via Paolo Frisi. Per Calì si apriranno ora le porte del carcere. La Corte d'appello di Roma, nel 2020, lo ha condannato a 29 anni, otto mesi e quattordici giorni di reclusione computando tutte le pene detentive a cui era stato condannato per traffico di droga con l'aggravante dell'associazione di stampo mafioso.
 

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