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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Lecce

"Li ho uccisi perché erano troppo felici"

Ecco come Antonio De Marco ha spiegato l'omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta. L'assassino si era tenuto una copia delle chiavi: "Aveva in animo di legarli, nei bigliettini c'era la mappatura e alcune raccomandazioni che faceva a se stesso: pulire le tracce di sangue, rassettare il locale..."

"Ho fatto una cavolata, so di aver sbagliato. Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia": queste, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Ansa, le parole di Antonio Giovanni De Marco per spiegare il motivo dell'omicidio di Eleonora Manta e Daniele De Santis.

"Li ho uccisi perché erano troppi felici"

Lo stesso comandante provinciale dell'arma dei carabinieri Paolo Dembech ha escluso il movente passionale "che al momento non si evidenzia" spiegando ai giornalisti che le ragioni andavano a ricercarsi nel periodo di convivenza con la coppia la cui felicità potrebbe avrebbe avere infastidito il presunto omicida, che è un ragazzo "introverso, chiuso, con poche amicizie". In ogni caso, anche se si è parlato di vendetta, "non c'era stato nessuno screzio tra di loro, al momento è una questione di carattere interiore, che può essere riferita a sentimenti di invidia, gelosia, probabilmente per il tipo di vita che aveva Daniele realizzato in tutto, con una bellissima ragazza, pieni di amici: verosimilmente tutto ciò che a lui mancava", ha spiegato Dembech. "I ragazzi sono morti in pochi minuti, 5-8 minuti".

"Non ci risultano relazioni omosessuali", ha poi aggiunto rispondendo a una domanda dei cronisti su De Marco. Il delitto, ha spiegato il comandante, è stato "sicuramente atipico e inquietante perché, come ha avuto modo di sottolineare il procuratore, nel panorama della criminologia non è ricorrente: si è verificato ma questo tipo di omicidi è riconducibile a motivi passionali, ma nel caso in esame non ve ne sono, non sono stati esaltati, non c'è stato nessuno screzio che poteva far supporre una vendetta di questa portata. All'inizio si poteva pensare che si poteva trattare di un soggetto seriale, cosa che è caduta". "Nei giorni successivi è andato a lavorare come se nulla fosse. Faceva una vita universitaria, andava bene negli studi, non aveva la fidanzata. Nella vita privata sappiamo che era introverso, poche amicizie", ha detto il comandante spiegando che si esclude la presenza di complici. Una lucida follia?, chiede un cronista. "Così sembrerebbe". 

I carabinieri hanno arrestato Antonio De Marco ieri alle 22 mentre usciva dall'ospedale; ha avuto una reazione con nessuna agitazione. Non si è messo a ridere, ha detto semplicemente 'ma da quanto mi stavate pedinando?'. "L'arma del delitto, disconoscendo quello che è stato riportato sui giornali, non è un pugnale da sub, ma un pugnale da caccia che aveva acquistato pochi giorni prima, di cui è stato ritrovato il fodero ma non l'arma, di cui si è disfatto buttandola nei rifiuti che poi sono stati raccolti".

Dieci minuti per un delitto

Prendendo in esame l'ultimo dato utile relativo al collegamento Whatsapp di Daniele De Santis, rapportato con l'orario della prima chiamata di soccorso delle 20.45 e quella successiva delle 20.54, emerge chiaramente che l'assassinio dei due giovani sia avvenuto nel'arco temporale sopra emerso, in poco meno di dieci minuti, si dice nell'ordinanza. "Si è disfatto anche dello zainetto", ha spiegato il comandante dei carabinieri che ha aggiunto che "non si è espresso sul messaggio che voleva lasciare dopo il delitto, né abbiamo supposizioni per poter congetturare a riguardo". Segni di pentimento? "Ha mostrato un atteggiamento rassegnato, provato sicuramente, ha ammesso subito le proprie colpe, la propria responsabilità, non ha avuto un atteggiamento refrattario o ostruzionistico"ha spiegato ai cronisti. Le fascette? "Aveva in animo di legarli, nei bigliettini c'era la mappatura e alcune raccomandazioni che faceva a se stesso al fine di celare le tracce: ad esempio pulire le tracce di sangue, rassettare il locale, chiaramente non è andato come aveva pianificato perché da parte delle vittime in primis di Daniele c'è stata una reazione improvvisa. E riteniamo che sia stato colpito per primo Daniele". Il comandante ha ribadito poi che De Marco "e' entrato nell'appartamento con le chiavi che aveva". 

Antonio De Marco: chi è l'uomo accusato di aver ucciso Eleonora Manta e Daniele De Santis

De Marco è entrato nell'appartamento dove vivevano Daniele e Eleonora con le sue chiavi. "Essendo stato coinquilino di quell'appartamento aveva custodito una copia della chiavi", ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Lecce Paolo Dembech rispondendo alle domande dei giornalisti davanti alla caserma di via Lupiae dopo il fermo del ventunenne di Casarano per l'omicidio di Daniele De Santis, arbitro di calcio e di Eleonora Manta, 30, impiegata all'Inps di Brindisi, i due fidanzati trucidati lunedì 21 settembre. "De Marco è stato in quell'appartamento da novembre dello scorso anno fino all'inizio del lockdown quando ha lasciato la casa per qualche mese per tornarci da luglio fino a fine agosto, quando riceve la comunicazione da Daniele De Santis che gli diceva se possibilmente poteva liberare l'immobile per ottobre per ristrutturarlo e viverci con Eleonora. Lui gli dà piena disponibilità tanto che lo libera a fine agosto: questo a riprova che non c'è stato alcuno screzio, alcuna acredine da un punto di vista regolamentare della locazione".

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