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Venerdì, 26 Aprile 2024
CAMORRA

Parla il killer bambino: "Erano gli imprenditori a cercare la camorra"

Il rapporto tra camorra e imprenditori spiegato da Antonio Iovine, il killer con la faccia da bambino ex capo dei Casalesi: "Ci cercavano loro". Il pentito: "Non ricordo quante persone ho ucciso"

NAPOLI - Ha aperto una finestra sul mondo della camorra. Ha spiegato passo per passo come si gestiscono, in maniera illegale, gli appalti e i rapporti con gli imprenditori. Da quando ha iniziato a collaborare con la giustizia è un fiume in piena, Antonio Iovine. L'ex boss del clan dei Casalesi, vero "ministro dell'economia" della malavita, ora non si ferma più nel suo pentimento e continua con le confessioni.

"All'inizio noi non li cercavamo. Aspettavamo che fossero loro, gli imprenditori, a fare i primi passi per gli appalti, dopo di che li interpellavamo. Poi furono loro a scegliere noi: ognuno cercava un riferimento con qualcuno di noi" ha rivelato Iovine. Dall'imprenditoria alla politica il passo era molto breve. 

"Non ho mai avuto nessun tipo di problema per l'appartenenza politica dei sindaci, anzi. - ha spiegato - La posizione politica dei sindaci era per noi ininfluente. Lo sapevano anche i bambini - ha esemplificato Iovine - che a San Cipriano d'Aversa, il vero sindaco era 'Peppinotto', ovvero il nostro Giuseppe Caterino".

Poi, il boss ha spiegato i motivi del suo pentimento e ha ricordato il suo ingresso nella camorra. "Ho iniziato la collaborazione per avere un futuro migliore, per dare una svolta alla mia vita", ha detto ai pm in teleconferenza al processo in cui è imputato, tra gli altri, l'ex sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi. 

"Fui affiliato al clan dei Casalesi con la pungitura nel 1985, lo stesso giorno dell'omicidio di Nuvoletta - ha raccontato - Ad affiliarmi furono Antonio Bardellino e Vincenzo De Falco. Mi punsero un dito e fecero cadere alcune gocce di sangue su un santino. Pronunciai un giuramento le cui parole esatte non ricordo, ma nel quale mi impegnavo a non tradire il clan". 

Da quel giorno cominciò una carriera criminale lunga e spietata. "Ho commesso tanti omicidi, non li ricordo tutti", ha detto ancora, rispondendo alle domande del pm Antonello Ardituro. Iovine ha anche tentato di fare il conto delle persone da lui uccise, ma non è riuscito a ricordarle tutte. Si è poi soffermato in particolare sul primo omicidio al quale prese parte, quello di Ciro Nuvoletta, fratello del boss di Marano, Aniello. L'omicidio, ha spiegato Iovine, rientrava nello scontro tra i mafiosi corleonesi, alleati dei Nuvoletta, e il gruppo dei Casalesi. I siciliani avrebbero voluto che Antonio Bardellino uccidesse Tommaso Buscetta, ma Bardellino si rifiutò: "Per questo motivo, ha aggiunto Iovine, egli stesso fu poi assassinato in Brasile". 

Ogni mese, ha spiegato, poteva contare su centomila euro per pagare gli "stipendi" ai suoi affiliati e per soddisfare le esigenze personali. Il boss - ritenuto uno dei tesorieri della camorra - provvedeva a retribuire le famiglie degli affiliati detenuti e un compenso maggiore andava a quelli detenuti in regime di carcere duro. Il sistema, ha spiegato Iovine, si incrinò tuttavia nel 2010 dopo la sentenza di appello Spartacus, quando il clan subì una frammentazione. L'ultimo colpo decisivo potrebbe averlo dato lui con il suo pentimento. 

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