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Martedì, 23 Aprile 2024
Momenti di terrore / Frosinone

Aggredito da un orso, il drammatico audio di Antonio alla moglie: "Vi amo tutti"

La testimonianza di Antonio Rabbia, ingegnere 33enne di Ausonia (Frosinone)

Ha tenuto gelosamente conservati i messaggi di aiuto inviati ai suoi familiari nel giorno in cui ha visto la morte a un millimetro dal suo viso. Poi - dopo la tragica aggressione da parte di un orso, che ha portato alla morte in Trentino Alto Adige del runner Andrea Papi -, ha deciso di sciogliere il riserbo. E così quegli istanti di terrore e dolore, registrati sul suo smarphone, sono divenuti pubblici. Antonio Rabbia, l'ingegnere di Ausonia (Frosinone) sopravvissuto nel dicembre scorso all'attacco di un orso a San Donato Val di Comino (paese che si trova all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise), sa di essere un uomo molto fortunato. "Non appena ho saputo quanto accaduto a quel povero runner ucciso da un orso in Trentino, sia per me che per la mia famiglia si è riaperta una ferita. Penso continuamente a quanto sono stato fortunato e a quanto sia stato a un passo dalla morte. Una morte orribile", racconta oggi.

L'uomo è riuscito a sfuggire al secondo attacco e alle fauci del plantigrado perché, insieme all'animale, è rotolato in un dirupo. Quel giorno, Antonio Rabbia è finito contro un tronco d'albero che ha arrestato la sua corsa, mentre l'orso proseguiva alcuni metri più a valle, dove poi si è rialzato per tornare verso l'uomo terrorizzato. Alla vista di quella scena Antonio Rabbia ha lanciato una pietra verso l'orso, mentre il suo cane ringhiando e abbaiando cercando di difendere il padrone. Solo a questo punto il plantigrado ha rallentato la sua corsa e questo ha consentito a Rabbia di allontanarsi di una trentina di metri e mandare un messaggio di addio alla moglie. Un vocale nel quale disperatamente chiedeva aiuto e nel quale l'uomo salutava tutti, anche il figlioletto, certo di essere raggiunto e dilaniato: perché nel cadere si era ferito gravemente a una caviglia e questo rendeva lenta e difficile la risalita verso il ciglio della strada dove aveva parcheggiato l'auto.

"L'apprendere quanto accaduto ad Andrea Papi, il runner aggredito e ucciso da un orso in Trentino, ha aggravato la mia ferita psicologica, in quanto posso immaginare la paura e il terrore provati da quel povero ragazzo - racconta -. Non intendo entrare nel merito dei provvedimenti che dovrebbero essere presi in questi casi, ma posso dire a gran voce che servono urgentemente degli interventi a tutela delle persone e degli orsi. La mia esperienza è finita diversamente rispetto a quanto accaduto al povero Andrea, forse perché sono stato davvero miracolato e a salvarmi è stato il mio cagnolino 'Biondo'. Quell'animale non avrebbe dovuto essere dove stavo passeggiando, e dove ogni giorno passeggiano tante persone", continua Antonio Rabbia.

"Per questo è importante che il governo prenda in seria considerazione il fatto che l'habitat di questi animali, cambiato per una serie di motivi, non può e non deve essere a un passo dalla civiltà - riflette l'uomo -. Gli orsi, visto che sono una specie rara e non molto diffusa, devono essere dotati di collari o braccialetti elettronici costantemente collegati alle forze dell'ordine. Come tutti gli allarmi del mondo. Se scatta vuol dire che il loro girovagare ha superato dei limiti che possono essere dannosi per gli esseri umani e anche per loro stessi, come accaduto a Juan Carrito (l'orso marsicano investito e ucciso in gennaio lungo la SS17 all'altezza di Castel di Sangro, ndr). Gli esseri umani non possono difendersi e difficilmente possono combattere contro esemplari che arrivano a pesare centinaia di chili. Io ancora non riesco a credere di essere vivo".

"Mi sento di esprimere tutta la mia solidarietà ai familiari di Andrea e spero che non ci siano mai più episodi di questo tipo - racconta ancora l'uomo -. Perché la mia paura è che possano ripresentarsi in Italia simili fatti. Sono stato tacciato di essere un bugiardo, addirittura un truffatore, perché in questi casi è più facile denigrare che aprire gli occhi e affrontare un simile problema perché questo, piaccia o meno, è invece un grande problema: oltre che a mettere a repentaglio la vita umana può impedire lo sviluppo turistico di località bellissime. L'orsa che mi ha aggredito aveva fatto la tana fuori dal parco. In un luogo dove non avrebbe dovuto esserci e soprattutto non c'era un avviso di pericolo imminente", conclude.

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