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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Fuori i bambini dalle carceri italiane!”

Tra 15 giorni entra in vigore la legge che avrebbe dovuto chiudere per sempre le carcere ai bambini ma ancora molti si trovano dentro. L'appello di Terres des Hommes, A Roma, Insieme – Leda Colombini, Bambinisenzasbarre e Antigone

Secondo i dati statistici del Ministero della giustizia erano 57 le detenute madri nelle carceri italiane al 30 giugno 2012 e 60 i bambini di età inferiore a tre anni presenti negli istituti. Alla stessa data risultavano funzionanti 16 asili nido. Il 21 aprile 2011 il Parlamento ha approvato una legge, la numero 62, con cui ha inteso valorizzare il rapporto tra detenute madri e figli minori. Ma a due anni dalla riforma sono ancora molti i bambini che rischiano ancora di conoscere la sofferenza di nascere e crescere in un carcere.

Per queste ragioni Terre des Hommes assieme a A Roma, Insieme – Leda Colombini, Bambinisenzasbarre e Antigone hanno rilanciato nella giornata internazionale dei diritti dell'uomo un appello: “Fuori i Bambini dalle carceri italiane!”.

Le nuove norme sembrano non incidere sul destino dei bimbi delle case circondariali: "Se prima della riforma i bambini che potevano essere detenuti con le mamme avevano massimo 3 anni, con l’entrata in vigore della nuova legge, rischiano di restare detenuti sino ai 6 anni" scrivono le associazioni. Tutto ciò nonostante lo stesso Comitato ONU per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia abbia più volte evidenziato all’Italia la necessità di risolvere con urgenza questa delicata questione.

"Nonostante gli auspici degli operatori e gli stessi propositi del Parlamento - continuano le associazioni - il testo della legge,  frutto di compromessi che ne hanno inficiato la reale portata, oggi non impedisce a decine di bambini di varcare la soglia di un carcere nel nostro Paese". Infatti rimarrebbe concreto il rischio che il bambino venga detenuto con la mamma, si innalzerebbe a 6 anni (dai 3 precedenti) l’età dei bambini che possono essere soggetti con le loro mamme a misure cautelari anche in carcere e non verrebbe garantito il diritto alla madre di poter assistere il figlio, in caso di malattia o ospedalizzazioni al di fuori delle strutture.

Poi ci sono anche altre questioni: rimane l’automatica espulsione della donna extra comunitaria irregolare, che abbia scontato la pena con tutte le conseguenze che questo implica sul figlio, vengono introdotte dalla riforma le Case Famiglie Protette ma non vengono promosse e si continua a puntare sugli Istituti di Custodia Attenuata per Madri (ICAM) detenute come uniche alternative alla detenzione per le madri con bambini anche se queste comunque sono strutture detentive.

Secondo le associazioni che hanno aderito all'appello il ministero della Giustizia deve riconsiderare "il piano di costruzione di ICAM in diverse città di italiane, nell’ottica di convertire risorse preziose in favore di quelle che, sì, dovrebbero essere la vera soluzione cui puntare: le Case Famiglia Protette" e quindi di impegnarsi concretamente per farsì che nessun bambino nasca e cresca nelle carceri.

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