Al Palasport di Crotone la camera ardente per i migranti morti nel naufragio

Slitta a domani, mercoledì 1 marzo, alle 9 del mattino l'apertura, al Palamilone di Crotone, della camera ardente dei 64 migranti deceduti a seguito del naufragio avvenuto nella mattinata di domenica 26 febbraio sul litorale di Steccato di Cutro. Lo ha comunicato la prefettura di Crotone che sta coordinando le attività di ricerca delle persone ancora disperse, supportate anche da mezzi aerei e droni, oltre alle squadre via terra e mare. Nel pomeriggio di martedì, invece, è programmato un Consiglio comunale straordinario di Crotone, con un unico punto all'ordine del giorno, dedicato ai tragici fatti di due giorni fa. "La medicina legale ha chiesto altro tempo per chiusura delle bare", dice all'Adnkrokos il sindaco di Crotone Vincenzo Voce.

Le bare in fila al palasport

Un giocattolo della Polizia posato sulla piccola bara bianca, accanto la sigla 'KR46M0'. Non si conosce il nome del bambino nella bara sistemata nel Palasport di Crotone. Accanto c'è un'altra bara bianca, con le rose pure bianche. Sono 64 le bare esposte nel Palamilone. Di questi solo 23 sono le vittime identificate, 22 afgani e un siriano.
Una distesa di bare, di cui cinque bianche. C'è il feretro con il nome di Munika Fgrhadi, la 35enne afgana, morta in mare con tre figli, di
12, 8 e 5 anni. Il corpo del bimbo di 5 anni non è ancora stato ritrovato. Poi c'è Marzia Qasimi, 34 anni , anche lei afgana. E Abiden Jafari. Sulla sua bara c'è una rosa rossa e un mazzo di margherite.
Oppure, Jafar Sadeqi, afgano di 33 anni. Su un'altra bara c'è solo la sigla: 'KR29D45', una donna di 45 anni. E poi, Seyar Noori, un afgano di 26 anni. E 'KR11D23', una donna. Anche lei senza identità.

Donne, uomini, bambini, senza nome né cognome. Sarà difficile riuscire a identificarli. I parenti sono in un angolo. Piangono in silenzio.
C'è anche Wahid, il marito di Munika, che ha perso oltre alla moglie anche tre figli.