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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Reggio Calabria

'Ndrangheta, arrestati due boss latitanti: "Erano nascosti nel bunker-arsenale"

Giuseppe Ferraro e Giuseppe Crea, latitanti rispettivamente dal 1998 e dal 2006, si nascondevano in un bunker all'interno del quale la polizia ha trovato un vero e proprio arsenale

Due importanti latitanti della 'ndrangheta che si nascondevano in un bunker in provincia di Reggio Calabria sono stati arrestati dalla polizia. In manette sono finiti Giuseppe Ferraro, ricercato dal 1998, e Giuseppe Crea, latitante dal 2006. Vivevano in un nascondiglio sotto terra, rivestito di cemento armato, nel quale è stato trovato anche un arsenale di armi. Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, ha spiegato a RaiNews24 che si è arrivati agli arresti "grazie a un indagine particolarmente complessa, con intercettazioni ambientali e telefoniche e sopratuttto con videoregistrazioni che hanno consentito di seguire il movimento di tante persone".

"Giuseppe Ferraro è un latitante da oltre 18 anni della 'ndrangheta: legato alla cosca Ferraro-Raccosta, è stato condannato all'ergastolo con sentenza definitiva per degli omicidi nell'ambito della faida di Oppido Mamertina degli anni '90 e recentemente ha subito un'altra condanna sempre per omicidio. E' un personaggio di grandissimo spessore criminale e altissima paricolosità. Giuseppe Crea invece faceva parte della cosca Crea, molto forte sull'aerea tirrenica, era latitante dal 2006. Sono soggetti che hanno constrollato, condizionato e intimidito la zona: l'omertà è stata in gran parte sostenuta dalla loro presenza".

Ferraro e Crea, ha proseguito il procuratore, sono stati catturati "in un bunker nascosto tra alberi e cespugli, in una buca di cemento armato al di sotto del livello del calpestio, che fa pensare come spesso costoro vivano come animali, conducendo una vita di lontananza e freddezza". All'interno c'era un vero arsenale: "Circa 20 armi fra pistole, fucili mitragliatori, fucili a pompa e numerose munizioni. Come se dovessero sostenere una guerra e questo conferma la pericolosità di queste persone", ha concluso De Raho. 

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