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Giovedì, 28 Marzo 2024
Malasanità

Potenza, donna morta durante un intervento: arrestati tre medici

Tre dottori dell'ospedale San Carlo di Potenza sono finiti in manette con l'accusa di omicidio colposo in concorso per la morte di una paziente durante un'operazione. Uno di loro aveva ammesso: "L'ho lasciata morire"

POTENZA - Aveva ammesso, non sapendo di essere registrato, le sue responsabilità. "Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona, sono responsabile della morte di quella persona" si era sfogato, come a voler esorcizzare e allontanare le responsabilità. Responsabilità che, però, gli inquirenti hanno immediatamente individuato. Con l'accusa di omicidio colposo in concorso di una donna di settantuno anni morta nel 2013 durante un intervento di cardiochirurgia, sono stati arrestati tre medici dell'ospedale San Carlo di Potenza. Tra i dottori finiti in manette c'è anche il primario del reparto di Cardiochirurgia. 

Il primario, Nicola Marraudino, di cinquantaquattro anni, è anche accusato di falso in atto pubblico per aver "manomesso" il registro operatorio. Gli altri due medici arrestati dalla Squadra mobile di Potenza - in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip del capoluogo lucano su richiesta della Procura della Repubblica - sono Michele Cavone, di sessantuno anni, e Matteo Galatti, di quarantasei. 

La vittima, Elisa Presta, di settantuno anni, era morta il 28 maggio 2013 in seguito alle complicanze sorte durante l’intervento di Cardiochirurgia. Il 29 agosto scorso il sito d'informazione "Basilicata 24" aveva pubblicato un’intercettazione in cui Cavone ammetteva gravi comportamenti suoi e di altri medici durante l’intervento. Secondo quanto ricostruito dalla testata, che ha poi messo le registrazioni a disposizione delle autorità, in sala operatoria avviene la rottura della vena cava della paziente che stava sottoponendosi alla sostituzione della valvola aortica, e il medico responsabile della rottura rimane "inebetito, spaventato".

Invece di riparare la vena, il dottore l'avrebbe chiusa con un clamp - morsetto chirurgico - per bloccare l’emorragia. Il clampaggio totale se protratto oltre alcuni minuti causa la morte cerebrale del paziente. Quel clampaggio sarebbe durato oltre un’ora e mezza. Assurdo. 

"Ho lasciato ammazzare deliberatamente una persona - si sfogava il medico - sono responsabile della morte di quella persona. Dovrei andare ad autodenunciarmi, però verrei licenziato. Il primario ha amicizie, coperture politiche, io no”.

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