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Giovedì, 28 Marzo 2024
NAPOLI

Rimborsi Campania, arrestato braccio destro del Presidente

Da tempo sul consigliere Salvatore pendeva la richiesta di custodia cautelare, esecutiva dalla settimana scorsa. Anche in Campania arriva lo scandalo dei rimborsi: sigarette, chewing-gum e tinta per capelli con soldi pubblici

Il ciclone degli scandali sui rimborsi dei consiglieri regionali arriva anche in Campania. Da questa mattina Salvatore Gennaro, consigliere regionale, è agli arresti domiciliari. La Guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza di arresto emessa dal gip di Napoli, in cui si contesta a Gennaro il reato di peculato continuato.

Sul politico pendeva da tempo la richiesta di custodia cautelare per la vicenda che si inserisce nel filone di indagini per i finanziamenti pubblici che i consiglieri della Regione Campania e i relativi gruppi consiliari utilizzavano a fini personali. Salvatore è consigliere ed ex capogruppo del gruppo "Nuovo Psi", braccio destro presidente della Regione Stefano Caldoro.

Le investigazioni - si legge in una nota della Procura - hanno consentito di acquisire un quadro indiziario "grave" a carico del consigliere Salvatore, nei "confronti del quale sono state rilevate operazioni di prelievo in contanti per un importo di 95.955 euro, con riferimento alle spese che o non sono state mai documentate ovvero sono state documentate con contabili palesemente incongruenti rispetto alle finalità istituzionali in vista del quale il contributo era erogato". Per questo nei confronti di Salvatore è stato anche disposto un decreto di sequestro preventivo per un importo pari alle somme illecitamente apprese.

Tra gli 'acquisti' per cui Salvatore avrebbe chiesto il rimborso elettorale ci sono gomme da masticare, sigarette, articoli per la casa e di una tintura di capelli per donna costata 87 euro. Durante le dichiarazioni rese alla Procura di Napoli, l'ex capogruppo del presidente della Regione attribuì tali presunte irregolarità alla disorganizzazione della raccolta degli scontrini e chiamò in causa anche i suoi collaboratori. In particolare sostenne di aver ritenuto che le somme spese per il gruppo non fossero soggette ad obbligo di rendicontazione e ciò avrebbe determinato una produzione di fatture in maniera confusa.

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