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Sabato, 20 Aprile 2024
Criminalità

Camorra, blitz contro i Casalesi: 57 arresti in tutta Italia

Una maxi-operazione contro il clan dei Casalesi è scattata all'alba in varie regioni italiane. In manette affiliati, "colletti bianchi", prestanome e fiancheggiatori. Sequestrati beni per centinaia di milioni di euro

Un'operazione contro il clan di camorra dei 'Casalesi' è scattata all'alba in varie regioni italiane. I Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Caserta, insieme alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato, stanno eseguendo 57 ordinanze di custodia cautelare, emesse su richiesta della Procura di Napoli. Sono in corso anche sequestri di beni mobili e immobili per centinaia di milioni di euro. Arrestati anche "colletti bianchi", fianchegiatori e prestanome.

Le manette sono scattate nelle province di Napoli e Caserta, Frosinone, Modena, Reggio Emilia e Catania. I reati contestati ai 57 indagati sono numerosi: vanno dalla partecipazione al concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, esercizio abusivo dell'attività di gioco e scommesse, illecita concorrenza eseguita con violenza e minaccia, truffa aggrava ai danni Stato, frode informatica, riciclaggio e reimpiego di capitali, intestazione fittizia di beni, estorsione ed altri reati aggravati da finalità mafiose.

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L'indagine prende il via ben cinque anni fa da un'inchiesta del pm Antonello Ardituro che portò in carcere oltre 40 persone e da cui si staccarono le posizioni di due prefetti di Caserta, Maria Elena Stasi e Paolino Maddaloni, imputati in un procedimento che si è concluso presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Stasi e Maddaloni sono stati poi condannati l'inverno scorso, per aver favorito alcune ditte vicine al clan dei Casalesi, come la Orion, per l'installazione di alcune centraline per verificare la qualità dell'aria di Caserta.

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Da quell'indagine principale si sono diramati altri due processi: il primo è terminato un anno fa con la condanna di Nicola Ferraro, ex consigliere regionale Udeur, a nove anni e quattro mesi, accusato di essersi accordato col clan nella doppia veste di imprenditore nel settore dei rifiuti e di politico per ottenere vantaggi per le sue aziende e voti. In cambio, con il fratello, Luigi, avrebbe favorito i Casalesi e le aziende da loro controllate.

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