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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Palermo

Mafia, preso l'erede di Totò Riina: l'ultimo padrino è un gioielliere di 80 anni

Fermata la riorganizzazione delle cosche a Palermo: 46 arresti. Ecco i grandi affari della nuova mafia: le immagini degli incontri spiati dai carabinieri

Cosa nostra, dopo anni, aveva ricostruito la storica Cupola. Quarantasei arresti: in manette anche il nuovo capo dei capi, quello che è stato definito dagli inquirenti l'erede di Totò Riina. Individuata la nuova commissione provinciale di Cosa nostra a Palermo: la direzione distrettuale antimafia ha disposto un fermo di indiziato di delitto - eseguito dai carabinieri del comando provinciale di Palermo - nei confronti di 46 persone ritenute responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso.

Settimo Mineo, l'erede di Totò Riina secondo gli inquirenti

Tra loro c'è Settimo Mineo, che gli inquirenti considerano l'ultimo padrino, il nuovo Totò Riina. L'uomo - ufficialmente gioielliere con negozio in centro - con i suoi 80 anni era il più anziano fra i boss della mafia siciliana. Dopo la morte di Totò Riina, sarebbe stato designato a capo del mandamento mafioso di Pagliarelli, al vertice della commissione provinciale che da anni ormai aveva smesso di riunirsi, segno che i clan avevano scelto di tornare alla struttura unitaria di un tempo.

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Già condannato a cinque anni al maxi processo istruito da Giovanni Falcone, fu riarrestato dodici anni fa per poi tornare in libertà dopo una condanna a undici anni. Ed emergono alcuni retroscena. Mineo aveva il terrore di essere intercettato: per questo il vecchio boss non utilizzava neppure il telefono cellulare. Inoltre, cercava di utilizzare l'auto il meno possibile e preferiva camminare a piedi. Di Mineo per la prima volta aveva parlato il primo grande pentito di Cosa nostra, Tommaso Buscetta.

La Commissione provinciale di Cosa nostra sarebbe stata riconvocata il 29 maggio scorso: un summit che riporta alla vecchia mafia. Mineo è stato arrestato insieme ad altri 45 uomini che risultano accusati anche di estorsioni consumate e tentate, con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento con incendio, concorso esterno in associazione mafiosa.

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L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai pm Francesca Mazzocco, Amelia Luise, Dario Scaletta, Gaspare Spedale e Bruno Brucoli e ricostruisce gli assetti dei clan palermitani di Porta Nuova, Pagliarelli, Bagheria, Villabate e Misilmeri. "In particolare - dicono dal comando provinciale - le indagini hanno consentito di cogliere in presa diretta la fase di riorganizzazione in atto all’interno di Cosa nostra;  documentare l’avvenuta ricostituzione della “nuova” commissione provinciale di Palermo;  trarre in arresto il “nuovo capo” della commissione provinciale, Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli". 

I grandi affari della nuova mafia palermitana: le immagini degli incontri spiati dai carabinieri

Folla davanti alla caserma: operazione Cupola, l'uscita degli arrestati | Video Rosaura Bonfardino/PalermoToday

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