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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

Mose "con l'acqua alla gola": Tangentopoli a Venezia

Terremoto giudiziario in Veneto: nell'ambito dell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio sugli appalti per il Mose, arrestati il sindaco Giorgio Orsoni e l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso. Chiesto l'arresto anche dell'ex governatore e ministro Giancarlo Galan

ROMA - Un terremoto giudiziario ha "investito" la città di Venezia, con arresti clamorosi nell'ambito dell'inchiesta per corruzione, concussione e riciclaggio sugli appalti per il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere la città dall'acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova. 

In tutto sono 35 le persone arrestate oggi all'alba. Oltre cento gli indagati. In manette sono finiti, tra gli altri, il sindaco Giorgio Orsoni (Pd) e l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso. Tra le persone arrestate figurano anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo (numero uno della Palladio finanziaria), e il generale in pensione Emilio Spaziante, fino al 4 settembre 2013 comandante in seconda della Guardia di finanza.

La procura ha chiesto l'arresto anche dell'ex governatore del Veneto (dal 1995 al 2010) e ministro dell'Agricoltura e dei Beni culturali nel quarto governo Berlusconi Giancarlo Galan, attualmente senatore di Forza Italia, per il quale è necessario il via libera dell'apposita commissione di Palazzo Madama. Proprio Galan, nel 2003, pose la prima pietra del Mose.

L'INCHIESTA: FONDI PER IL MOSE PORTATI A SAN MARINO E RICICLATI - L'inchiesta da cui sono scaturiti gli arresti del 4 giugno è stata avviata circa tre anni fa. Il pool composto da Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino (Dda) scoprì allora che l'ex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson, aveva distratto dei fondi destinati al Mose. Il denaro, secondo l'accusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove veniva riciclato da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Le Fiamme gialle scoprirono che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica. Dopo questa prima fase, lo stesso pool, coadiuvato sempre dalla Finanza, portò in carcere Giovanni Mazzacurati ai vertici del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, fu definito 'il grande burattinaio' di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui spuntarono fatture false e presunte bustarelle che portarono all'arresto di Pio Savioli e Federico Sutto, rispettivamente consigliere e dipendente di Cvn, e di quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari.

Così parlava Galan: "E' l'opera più avanzata della storia del'umanità"

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(Il Mose (MOdulo sperimentale elettromeccanico) è un sistema di paratoie mobili, in grado di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante gli eventi di alta marea)

LE ACCUSE E I NOMI - “All’ex governatore veneto ed ex ministro Galan uno stipendio di un milione di euro l’anno più altri due milioni una tantum per le autorizzazioni”. “Al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni 560mila euro per la campagna elettorale”. E poi mezzo milione di euro per “il consigliere politico di Tremonti” Marco Milanese perché facesse arrivare i finanziamenti. Sono queste alcune delle accuse, pesantissime, che la procura di Venezia ha inserito nei capi di imputazione dell’operazione che ha portato oggi ai 35 arresti. Raggiunti da misura cautelare anche due ex presidenti del magistrato alle acque emanazione del Ministero delle infrastrutture: Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. Manette per Giovanni Artico (ex commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera), Stefano Boscolo “Bacheto” (Cooperativa San Martino di Chioggia), Gianfranco Boscolo “Contadin”, Maria Brotto (ex del consorzio Venezia Nuova), Enzo Casarin, Gino Chiarini, Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Francesco Giordano, Manuele Marazzi, Alessandro Mazzi, Luciano Neri, Federico Sutto (dipendente del Consorzio Venezia Nuova), Stefano Tomarelli, Paolo Venuti. Domiciliari anche per Nicola Falconi, Corrado Crialese, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Andrea Rismondo, Amalia Sartori (parlamentare europea di Forza Italia per cui è stata chiesta l’autorizzazione a procedere), Danilo Turato.  

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