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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Bologna

Per 15 anni "prigioniero" della sua casa: l'assurda storia del signor Emo

Il caso che da Borgo Panigale ha creato un precedente giuridico

Emo Gruppioni è stato per 15 anni costretto a rimanere in casa perché il condominio in cui viveva non aveva un ascensore. Oggi ha vinto la sua battaglia per un ascensore che nessuno sembrava volere nonostante non costasse nulla e fosse l'unico modo per far vivere un uomo malato al di fuori dalle quattro mura della sua casa al terzo piano di un condominio a Borgo Panigale, Bologna.

Signor Emo, come cambierà la sua quotidianità da oggi, con la possibilità di utilizzare questo ascensore?         

"Dovrò riabituarmi a uscire, questi ultimi 15 anni sono uscito solo per motivi di salute. Non è facile pensare di poter uscire per diletto come fare una passeggiata o andare a trovare un amico. Senz’altro potranno venire a trovarmi più spesso amici non più giovani come me, che faticavano a fare le scale e rivolgo un ricordo anche a quelli che purtroppo non sono riusciti a vedere questo giorno".

Sarà tutto più semplice per lei? Gli spostamenti?

"Assolutamente si. C'è da dire che sarò limitato negli spostamenti perché con la carrozzina e chi mi accompagna posso muovermi in un raggio limitato, mentre per spostamenti più lunghi dovrò utilizzare un taxi attrezzato a caricare una sedia a rotelle o alternativamente chiamare Croce Italia per il trasporto in quanto la mia famiglia non possiede un’auto idonea e io non posso alzarmi in piedi per poter salire sul sedile di un’auto".

Cosa ha capito in questo ultimo anno e attraverso la vicenda che l'ha visto protagonista?

"La solidarietà è sicuramente qualcosa di molto importante che mi ha toccato veramente il cuore. L’ho trovata da persone che fino ad un anno fa non conoscevo neppure. Questo mi ha fatto riflettere sui veri amici e quelli invece che si spacciavano come presunti tali. Vorrei cercare insieme alla mia famiglia di riprendere un po’ di normalità per quel che mi è possibile date le mie condizioni.

Un commento alla macchina di solidarietà che si è mossa per lei e al contrario, su chi ha osteggiato il progetto per motivi sueprficiali?

"Vorrei dimenticare le persone che mi hanno ostacolato sia direttamente che indirettamente perché penso non meritino lo spreco neanche di un secondo del mio tempo. Vorrei invece ricordare e ringraziare le persone che mi hanno aiutato partendo da Alberto Zanni (il presidente Nazionale di Confabitare ndr) che mi ha indicato i suoi tecnici e ha coordinato tutto il supporto che mi è stato dato dall'associazione sia dal punto di vista tecnico che mediatico, facendomi capire quanto è importante in questi casi, l'aiuto di un'associazione fatta di persone e non di sportelli. Un grazie all'avvocato Michele Arnone e a Eleonora Carboni che hanno dimostrato, nei loro rispettivi campi, tantissima professionalità e risolutezza.

Ringrazio tanto il rapper J-Ax, che è stato determinante, le Istituzioni nelle persone dei due sindaci di Bologna che il quel momento si stavano avvicendando (Virginio Merola prima e Matteo Lepore poi) ed il loro staff, i tecnici (ingegneri Frascaroli e Bonaveggi ed architetto Rizzo dell’associazione ANMIC) che hanno trovato la soluzione edilizia idonea alla struttura dell’edificio in cui vivo, l’impresa esecutrice dei lavori che ha deciso di aspettare a chiudere i lavori del Superbonus (aspettando di conseguenza ad incassare parecchi soldi) dimostrando un'umanità ed empatia incredibili. Infine la ditta che in tempi brevi ha realizzato l’ascensore ed installato il montascale.

Spero che anche tante altre persone nella mia condizione possano aver beneficiato di questa vicenda, anche se all’inizio ero molto restio (ed anche mia moglie Gemma) a portarla in televisione perché siamo persone riservate. Invece mia figlia Elisa ha insistito caparbiamente per un anno e adesso siamo qui".

La storia del signor Emo? Un caso apripista che racchiude tante problematiche"

Il caso del Emo, partito da Bologna e arrivato sulle pagine di giornali e social di tutta Italia può considerarsi apripista perché è il primo caso in Italia in cui un'associazione interviene per risolvere un problema complesso come questo. Si tratta di un caso che racchiude in sé tante problematiche, fra barriere architettoniche, superbonus 110%, rapporto coi condomini. "Non è un caso gestibile da tutti, anche a noi ha dato del filo da torcere, ma siamo ben strutturati per affrontare le sfide da diversi punti di vista" spiega Alberto Zanni presidente di Confabitare.

Ha insegnato qualcosa tutto questo? Che cosa? 

"Questo caso ha dato l'ennesima conferma che nel condominio si creano delle inutili tensioni e men che meno inutili ripicche tra vicini di casa, che portano le persone a non considerare che ci sono condomini che hanno veramente bisogno di solidarietà come nel caso di Emo, per il quale l'ascensore rappresentava la vita, ma interessava veramente a pochi nel suo palazzo. C'è anche da considerare che spesso queste ripicche hanno la precedenza non solo su questioni sociali, umane ed etiche, ma anche pratiche: perché aver messo l'ascensore nel palazzo di Emo vuol dire valorizzare tutti gli altri appartamenti e farli aumentare di valore! Non volerlo installare era un'assurdità da tanti punti di vista. Ci sono tanti proverbi a riguardo, ma non tutti sono in grado di apprendere dalla saggezza popolare".

L'associazione ha fatto un po' da apripista su tematiche come questa?

"Emo ha creato un precedente giuridico, in quanto finora non si sapeva che anche gli ascensori in deroga, ovvero con dimensioni ridotte rispetto alla legge 13 del 1989, potessero rientrare nell’abbattimento barriere architettoniche. Ciò significa tanto per centinaia se non migliaia di persone".

Cosa auspica per il futuro anche da un punto di vista culturale? Stato e Amministrazioni devono agevolare certi passaggi?

"Spero che ci sia una maggiore tolleranza fra i condomini, ci si venga in contro e si cooperi maggiormente all'interno dei condomini.  Sicuramente possono farlo, soprattutto riguardo l’abbattimento delle barriere architettoniche".

 Emo Gruppioni con la famiglia, Zanni e Ceretti-2

La storia di Emo Gruppioni e di quell'ascensore che i condomini non volevano

Emo è un uomo disabile di 83enne, costretto in casa da 15 anni, perchè più della metà dei condomini dello stabile in cui vive negli anni si sono opposti all’installazione di un ascensore per motivi futili. Quest’anno, con la possibilità di inserire nel Superbonus 110% anche l’ascensore come elemento trainato la figlia Elisa decide di fare tutto il possibile per conseguire il suo obiettivo. È marzo, il condominio sta per iniziare i lavori del Superbonus, il tempo stringe e in questo frangente Elisa sente la necessità di affidarsi ad un’associazione che tuteli la posizione della sua famiglia e l’accompagni in questo momento difficile coi condomini.

Si reca da Confabitare e l'associazione si dimostra molto sensibile  e vuole risolvere il caso. A luglio, Elisa deve andare all’ennesima assemblea per richiedere l’inserimento dell’ascensore nella pratica. Su 20 condomini, 11 si oppongono all’installazione, ma per il Superbonus bastano 1/3 dei proprietari favorevoli (e non i 500 millesimi): dunque, rimostranze a parte, l’assemblea si conclude nel migliore dei modi: l’ascensore si può installare senza problemi e senza impegno economico. 

Sembrava che tutto fosse andato a buon fine, ma dopo qualche settimana un condomino si oppone impugnando la delibera, adducendo il fatto che l’ascensore può provocare danni strutturali e costringendo così Elisa ad una perizia di un architetto e di un ingegnere. Entrambi rilevano che l’installazione di un ascensore di dimensioni più piccole della norma è fattibile e non reca danni all’immobile.

Lo studio è fatto molto bene, basta solamente la deroga firmata dal Comune (attesa inizialmente per i primi di ottobre), ma con l’impugnazione della delibera condominiale e la conseguente mediazione si rischia di andare oltre i tempi. Elisa è sconfortata, non riesce ad accettare l’ingiustizia, pensa che ci sia bisogno di un cambio di mentalità, che non si possa vivere in una società tanto egoista. Dopo la telefonata ad Alberto Zanni, Presidente Nazionale di Confabitare decidono assieme che l’unica soluzione, a questo punto, è quella di denunciare l’accaduto alla stampa, sperando di far riflettere così i condomini e riportare sui suoi passi l’unico che ha impugnato la delibera. Rimane lo scoglio del condomino che ha impugnato la delibera, il clamore mediatico non pare scuoterlo e si aspetta l’8 ottobre, quando è fissata la mediazione. Ma qualche giorno prima arriva ad Elisa una lettera dell’avvocato che, nello stupore di tutti, comunica la rinuncia all’impugnazione della delibera.

E' stata una lunga battaglia, il racconto della figlia di Emo:

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