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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Chi è il cittadino tunisino accusato dell'omicidio di Don Roberto Malgesini

Si tratta di un uomo di 53 anni che aveva vari decreti di espulsione alle spalle dal 2015. Era senza fissa dimora ed ospite di un dormitorio in città oltre che ritenuto una persona con problemi psichici

Don Roberto Malgesini, nato a Morbegno e molto attivo in città nel volontariato, è stato ucciso a Como nella prima mattina di oggi 15 settembre 2020. Secondo le prime risultanze delle indagini accusato dell'omicidio è un cittadino tunisino di 53 anni che aveva vari decreti di espulsione alle spalle dal 2015. L'uomo era senza fissa dimora ed ospite di un dormitorio in città oltre che ritenuto una persona con problemi psichici. Aveva precedenti per furto e rapina. 

Chi è il cittadino tunisino accusato dell'omicidio di Don Roberto Malgesini

L'agenzia di stampa AGI scrive che il cittadino tunisino si trova in Italia da trenta anni. Secondo le prime ricostruzioni dei giornali locali don Roberto Malgesini stava iniziando a Como il suo giro di distribuzione delle prime colazioni usando la sua Panda grigia che oggi si trova nella canonica di San Rocco. Malgesini conosceva l'omicida, che era un senzatetto al quale di solito forniva assistenza e con il quale pare che fosse in buoni rapporti.

Finora la polizia non ha trovato testimoni dell'aggressione. Don Roberto sarebbe stato colpito da varie coltellate, tra cui una letale al collo. l corpo si trovava a una ventina di metri dall'automobile parcheggiata in uno spazio. L'uomo si è successivamente costituito alla caserma dei carabinieri che si trova a mezzo chilometro da San Rocco, lasciando lungo il percorso alcune gocce di sangue. 

Don Roberto Malgesini aveva compiuto 51 anni lo scorso agosto. Come racconta QuiComo, era un vero prete "di strada" che apparteneva alla parrocchia di San Bartolomeo. Portava le colazioni ai senzatetto, serviva alla mensa, al dormitorio, aveva stretto relazioni profonde con molti senzatetto e migranti, se c'era bisogno di portare qualcuno dal medico lo caricava in auto e senza pensarci due volte lo accompagnava. "Un'anima generosa - si legge sul quotidiano locale - non solo per vocazione religiosa, ma soprattutto per quella umana. Aiutare gli altri è il precetto su cui aveva basato la sua intera vita".

 "Ti chiamavano il prete degli ultimi perché agli ultimi hai dedicato la vita. Per vestirli, sfamarli, ascoltarli. Spesso rinunciavi al tuo stesso cibo per donarlo a loro. Non ci sono parole adeguate di fronte alla tragedia improvvisa di quella che resterà una morte senza giustificazione", ha scritto su Facebook il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il comasco Alessandro Fermi. "Ti ringraziamo per ciò che sei riuscito a fare, e anche per tutto ciò che avresti voluto portare a termine, ma che ti è stato impedito. Grazie Don Roberto, so che continuerai a sorridere, sempre, anche da lassù", ha aggiunto Fermi.

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