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Giovedì, 25 Aprile 2024
Disabili

Assistente sessuale per disabili: una nuova professione?

Il "comitato promotore per la realizzazione ed il sostegno di iniziative popolari per l'assistenza sessuale" è stato riconosciuto come associazione di volontariato dalla provincia di Bologna. Cominciano i lavori per il riconoscimento di questa professione

Max Ulivieri è un web designer con una grave disabilità e da anni si batte per il riconoscimento professionale dell'assistente sessuale per disabili. Ha lanciato petizioni online, campagne, tutto raccolto sul sito assistenzasessuale.it.

La battaglia di Max porta a galla spesso dei pregiudizi culturali che si hanno nei confronti di questa professione. Il riconoscimento del suo comitato come associazione di volontariato è il primo passo per cercare di scardinarli. L'assistente sessuale per disabili è una figura professionale già riconosciuta in alcuni stati europei: Olanda, Germania, Austria, Svizzera e Danimarca, dove sono stati istituiti corsi di formazione, diplomi, aggiornamento continuativo, carte di comportamento etico, supervisione terapeutica e prezzi concordati. Insomma è una figura che esiste e che viene accettata culturalmente e socialmente.  

Ma chi è l'assistente sessuale? "Le persone con disabilità possono vivere la sessualità come tutti gli altri. Tutti hanno questo diritto anche perché credo che vivere l'emozione che il corpo può dare faccia bene a tutti, anche a chi ha delle disabilità - spiega Max - Ci sono disabilità che non permettono neppure l'autoerotismo e la conoscenza del proprio corpo. A volte un disabile non pensa di poter vivere a pieno una vita sessuale, cosa che è capitata anche a me quando ero più giovane. Ma anche chi è disabile un corpo lo ha e a me piacerebbbe che le persone possano vivere queste emozioni in qualche modo. L'assistente sessuale dovrebbe occuparsi di questo".

Non esiste quindi un modo specifico di fare l'assistente sessuale: "Spesso tutto dipende dalla definizione psicofisica della disabilità oppure soltanto dalla storia della persona. Ci sono disabili che hanno storie d'amore e quindi hanno vissuto l'aspetto sessuale della vita. Ci sono disabili che non hanno mai avuto la possibilità di una vita sessuale. L'assistente sessuale ha la sua funzione specifica per aiutare queste persone a vivere con serenità il rapporto con il proprio corpo".

Un argomento che però spesso fa emergere i pregiudizi che in questo ambito la nostra società non riesce a superare: "E' molto semplice venire scambiati per persone che sfruttano il corpo delle donne - continua Max - ma non è così. Per molto tempo la sfera della sessualità ai disabili è stata negata, ma questo non significa che chi è disabile non abbia un corpo e non possa provare tutte le sensazioni che il corpo può dare e ricevere. Ultimamente lo si è visto anche nel film 'The Session': è un modo  per dare speranza e aiutare psicologicamente chi il corpo può averlo vissuto come una condanna".

Le difficoltà in questo percorso sono tante: "Burocraticamente abbiamo bisogno di un riconoscimento giuridico della professione. Potrebbe anche diventare una specializzazione per chi già si occupa di assistenza e cura. Il fatto che la provincia di Bologna ci abbia riconosciuto come associazione di volontariato ci dà la possibilità di strutturare e dare vita ai corsi per iniziare ad esercitare come volontari. Abbiamo anche un progetto di legge di iniziativa popolare che alcune forze politiche hanno detto che appoggeranno, ma il percorso è ancora lungo" conclude Max.

E poi ci sono difficoltà sociali e culturali: "La chiesa la pensa in maniera diversa da me su questo tema. Sicuramente non mi abbracceranno sotto questo aspetto. Alcune associazioni cattoliche mi hanno rappresentato come un mostro. In realtà quello che io desidero è che ci sia la possibilità di scelta".

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