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Giovedì, 28 Marzo 2024
CRONACA

"Aumento dell'Iva colpirà le famiglie più povere e numerose"

L'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento è in programma da luglio. Le preoccupazioni della Cgia di Mestre: "Peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate"

Se non verrà scongiurato, tra un mese,  l'aumento di un punto percentuale dell'Iva ordinaria, attualmente al 21%, gli effetti negativi di questo incremento ricadranno in particolar modo sulle famiglie meno abbienti e più numerose. E' la preoccupazione che esprime la Cgia di Mestre.

L'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia - secondo i calcoli, realizzati dall'Ufficio studi dell'Associazione veneta - peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. Inoltre, a parità di reddito i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.

"CON L'AUMENTO DELL'IVA CROLLA L'ECONOMIA"

"Questa ipotesi va assolutamente scongiurata - osserva Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - non si possono penalizzare le famiglie più numerose ed in particolar modo quelle più povere. Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici italiane ha toccato il -4,8% e la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo luglio l'aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E' vero che l'incremento dell'Iva costa 4,2 miliardi di euro all'anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna.

DAL 1 LUGLIO NUOVA STANGATA PER LE FAMIGLIE

Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico). Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall'indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva su ciscun livello retributivo. In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali.

A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell' 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale - sottolinea la Cgia - corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell'aumento dei prezzi di beni e servizi a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l'analisi della CGIA non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.

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