rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Le indagini

L'autista di Messina Denaro: "Non sapevo che fosse il boss, solo un pazzo l'avrebbe portato"

Giovanni Luppino avrebbe riferito ai magistrati che il capomafia gli era stato presentato come un parente di Andrea Bonafede e che gli era stato chiesto di accompagnarlo alla clinica Maddalena. Intanto il superlatitante arrestato diserta il processo a Caltanissetta

"Non lo sapevo che fosse Matteo Messina Denaro". È quanto avrebbe riferito Giovanni Luppino, l'autista del boss Matteo Messina Denaro arrestato con il latitante lunedì mattina, nel corso dell'interrogatorio di garanzia. Difeso dall'avvocato Giuseppe Ferro, l'uomo ha risposto per un'ora circa alle domande dei magistrati. È accusato di favoreggiamento aggravato. Lui però si difende e assicura che prima del blitz di Palermo non era assolutamente a conoscenza di aver accompagnato in auto il capomafia di Castelvetrano. 

Secondo Luppino il boss gli sarebbe stato presentato come un parente di Andrea Bonafede, l'uomo che ha prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro, e che gli era stata chiesta la cortesia di accompagnarlo alla clinica Maddalena per la chemioterapia. Luppino, un commerciante di olive di 59 anni, avrebbe assicurato di non essere a conoscenza della vera identità di Messina Denaro che gli sarebbe stato presentato con il nome di Francesco. Ai magistrati avrebbe detto: "Solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss".  Non solo. Luppino ha aggiunto che quel lunedì era la prima volta che accompagnava Messina Denaro in auto a Palermo. Al termine dell'interrogatorio il Gip ha convalidato l'arresto in flagranza riservandosi di decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere. 

Sequestrata la casa della madre di Andrea Bonafede

Le indagini proseguono. Nelle ultime ore è stata messa sotto sequestro a Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, la casa dove Andrea Bonafede vive con la madre. L'immobile, che si trova all'angolo tra via Cusmano e via Marsala, conta un piano sopraelevato e risulta di proprietà della donna. Il figlio è invece proprietario dell'immobile di vicolo San Vito, il primo scoperto dai carabinieri del Ros e dalla Procura di Palermo. I carabinieri ieri, insieme con la guardia di finanza, hanno sequestrato anche un terzo immobile, in via Maggiore Toselli, dove hanno trovato una stanza blindata nascosta dietro a un armadio.

Il boss diserta il processo a Caltanissetta

Intanto questa mattina il boss Matteo Messina Denaro, nonostante fosse stato predisposto il videocollegamento con il carcere di L'Aquila dove è recluso al 41 bis, ha rinunciato a partecipare all'udienza del processo d'appello sui mandanti delle stragi del 1992 in corso a Caltanissetta. "Nessuno di noi può sapere cosa passi per la mente di Matteo Messina Denaro. Se volesse assumere un atteggiamento collaborativo certamente sarebbe in grado di squarciare veli sulla stagione stragista, perché depositario di conoscenze inedite e mai riferite da altri collaboratori". Lo ha detto il Procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti parlando con i giornalisti alla fine dell'udienza che è stata rinviata al prossimo 9 marzo. 

"Matteo Messina Denaro - ha aggiunto - è depositario di conoscenze che ancora i collaboratori palermitani, per quanto autorevoli e o credibili, non hanno versato alla giustizia perché il loro rapporto con Riina era meno intenso. Quindi ci aspettiamo che Messina Denaro possa dare un contributo". 

Il bunker di Messina Denaro dietro un armadio, potrebbe essere stato ripulito

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'autista di Messina Denaro: "Non sapevo che fosse il boss, solo un pazzo l'avrebbe portato"

Today è in caricamento