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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Giulio Regeni, l'autopsia: "Ucciso con un colpo alla testa, segni di un violento pestaggio"

Il corpo del ragazzo, abbandonato in strada al Cairo, presenta ovunque segni di un violento pestaggio. Fatale la frattura di una vertebra cervicale causata da un violento colpo al collo.

Ammazzato con un violento colpo alla testa. Giulio Regeni sarebbe morto per questo, almeno stando ai primi risultati della autopsia condotta dal professor Vittorio Fineschi su incarico della procura di Roma. Il corpo del ricercatore universitario friulano presenta lesioni diffuse, forse dovute a percosse ripetute - si spiega- e comunque questo quadro interessa maggiormente il capo, la testa. Giulio è morto per la frattura di una vertebra cervicale causata da un violento colpo al collo.

Il decesso è arrivato per arresto cardio-circolatorio ma il corpo del ragazzo, abbandonato in strada, presenta ovunque lesioni su cui saranno necessari altri accertamenti. Se ci sono ferite sulle parti esposte del viso di sicuro non sono state trovate bruciature. Il cadavere, riconosciuto dai genitori nel pomeriggio al Policlinico prima che cominciasse l'accertamento autoptico, è stato sottoposto a tac, a radiografia e a un esame tossicologico anche per definire con precisione la data della morte. L'esito di questi esami si conoscerà fra qualche giorno.

ATTACCO ALLA LIBERTA' ACCADEMICA - L'assassinio di Giulio Regeni è un "attacco diretto alla libertà accademica" e per questo "la comunità accademica e la società hanno il dovere" di proteggere persone che come Giulio "studiano in luoghi pericolosi in tutto mondo". L'intervento appassionato a ricordo del ragazzo di 28 anni, studente di Phd all'università di Cambridge, torturato e ucciso al Cairo nei giorni scorsi, è comparso sul quotidiano britannico The Guardian a firma del professor Neil Pyper, che guida la Scuola di strategia e di leadership dell'università di Coventry ed è un esperto di Paesi emergenti.

Giulio Regeni, ricorda Pyper, studiava i movimenti sindacali indipendenti nell'Egitto post-Mubarak e "non c'è dubbio che il suo lavoro avrebbe avuto un'enorme importanza nel suo campo e che aveva davanti a sè una carriera di importante studioso". "Chi di noi ha lavorato e passato del tempo con lui lo piange, ma soprattutto siamo furiosi per come è morto" scrive Pyper. Per realizzare le importanti ricerche prodotte dalle università britanniche "generazioni di studiosi hanno svolto lavoro sul campo in altri Paesi, spesso con sistemi politici autoritari o rivolte in corso che li rendevano luoghi pericolosi dove studiare". Inoltre "le università diventano sempre più internazionali nelle loro prospettive". E "l'omicidio di Giulio è una sfida chiara e diretta e questa cultura, e richiede una risposta".

Giulio Regeni, ucciso al Cairo

"Se le università devono restare internazionali e aperte verso l'esterno, dobbiamo esercitare il dovere di prenderci cura dei nostri studenti e colleghi" ma "ci sono limiti a ciò che le istituzioni accademiche possono fare" dice Pyper. "E' fondamentale che i governi sollevino casi come quello di Giulio e facciano forti pressioni per indagini esaurienti e per portare davanti alla giustizia i responsabili" scrive Pyper, che chiede a Londra di unirsi ai governi di Italia ed Egitto per ottenere un'inchiesta accurata ed efficace.

UNA PIAZZA PER GIULIO - "E' stata intitolata una piazza alla memoria di Giulio Regeni davanti la sede dell'Ambasciata egiziana in via Salaria 267 all'ingresso di Villa Ada. E un cartello con scritto 'piazza dei desaparecidos' è stata piantato in terra davanti all'Ambasciata. L'iniziativa è di alcuni attivisti di Sinistra Ecologia e Libertà di Roma". Si legge in una nota di Sel Roma.

"Siamo qui per richiamare l'attenzione sull'omicidio di Giulio Regeni su cui il nostro Paese deve chiedere giustizia e verità. L'Italia chieda in sede europea e internazionale un'indagine indipendente sulle violazioni dei diritti umani e sui desaparecidos. In Egitto le sparizioni e gli omicidi operati dal regime sono all'ordine del giorno. Giulio Regeni, da quanto dicono i primi accertamenti, potrebbe essere stato ucciso e torturato per motivi legati alla sua attività di giornalista indipendente e perché in contatto con figure dell'opposizione al regime egiziano. L'Italia faccia valere la propria autorevolezza presso il governo egiziano e in sede internazionale" dice Gianluca Peciola, esponente di Sel.

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