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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"40 morti de qua, 43 de là, stamo tutti su la stessa barca": l'ordinanza degli arresti di Autostrade

Nelle intercettazioni allegate un'adeguata descrizione dei rapporti che l'ex ad Castellucci aveva con gli altri manager che oggi sono stati oggetto di misure cautelari per i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. E alcune frasi sono agghiaccianti

"Ho capito... questo però, che tu sia stanco non è che gli puoi ... imputa' a lui che ci sono stati quarantatré morti de là,. quaranta morti de là e quarantatré  de qua ... stamo tutti su la stessa barca": in questo scambio di battute tra due indagati nell'inchiesta su Autostrade citato nell'ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari Paola Faggioni c'è un'adeguata descrizione delle dinamiche e dei rapporti che l'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci aveva con gli altri manager che oggi sono stati oggetto di misure cautelari per i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. 

"40 morti de qua, 43 de là, stamo tutti su la stessa barca": l'ordinanza degli arresti di Autostrade

Gli indagati sono in tutto sei: oltre a Castellucci ci sono Michele Donferri Mitelli, Paolo Berti, Stefano Marigliani, Paolo Strazzullo e Massimo Meliani. Secondo quanto scrive il Gip erano obbligati, in virtù degli obblighi contrattuali espressamente previsti dalla convenzione e a provvedere al risanamento acustico previsto dalla convenzione, ma dopo aver appreso che le barriere antirumore erano state costruite in modo errato "proseguivano la gestione delle strade in concessione occultando fraudolentemente allo Stato ed agli organi ispettivi I'inadempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione ed in particolare l'errore di progetto, l'inidoneità e la pericolosità delle barriere stesse". Le barriere fonoassorbenti non vennero cambiate "per evitare le ingenti spese che avrebbe comportato". L'obbligazione contrattuale assunta da Aspi nella gestione di tale servizio servizio comprende anche il posizionamento di idonee barriere e la tutela della sicurezza degli utenti, dice il Gip. Ma queste barriere integrate fonoassorbenti, denominate Intergautos erano del tutto inadeguate perché al di sotto dei limiti previsit dalle norme di sicurezza. 

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Per gli inquirenti "è stata riscontrata la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi". E dalle intercettazioni emerge che alcuni degli indagati erano perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo: "uno, ... l'altro a dicembre quindi stiamo a marzo penso che siamo coglioni per cui... ti segnalo che nel frallempo ho fatto ste prove, la parte del vento non la citerei, la parte del vento è un aspetto che riguarda un'analisi interna...". Nell'ordinanza si scrive che Castellucci ''era perfettamente al corrente della situazione di problematicità delle barriere e costantemente informato sulle sue decisioni per la gestione delle stesse''. E alcune frasi degli indagati fanno comprendere la consapevolezza della situazione: "perché sei coglione ... vengo a sapere che 'sti due viadotti di Genova ... ancora non gli hai messo le piastre .... allora se fai finta di non capire finisce male... allora hai capito perché non hai messo le piastre?". 

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In un altro punto dell'ordinanza si racconta di una persona, non indagata, che dice che la resina usata per le barriere fonoassorbenti non aveva il marchio CE e "sono incollate con il Vinavil". A quanto emerge dalle carte, si studiava il massimo risparmio dell'azienda che altrimenti avrebbe dovuto spendere 140 milioni di euro per quell'intervento. 

"Sti due viadotti... ancora non gli hai messo le piastre... sei coglione"

In una telefonata emerge che Berti è particolarmente adirato per la sua pesante condanna nel processo per l'incidente del pullman di Avellino e si ''comprende che Berti in quel procedimento non ha riferito la verità per difendere la linea aziendale''.  Altre discussioni svelano la perfetta consapevolezza da parte dei manager della situazione: "Cioè adesso possiamo raccontarcela finché vogliamo io di 'sto tema ci sto studiando da 5 anni... porco giuda ne ho veramente pieni i coglioni... per cinque anni buttati a non fare un cazzo... eh scusami eh già una resina di merda che non certificata CE e che tiene dieci volte meno di un'altra...". 

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Quando arrivano i magistrati a indagare i manager cominciano a preoccuparsi: "è che noi avevamo previsto adesso abbiamo fatto le prove ... alcune di queste prove .. viene fuori che non ... c'è una ... tengano mediamente questi tirafondi ... tengano bene ... ci sarebbe comunque un problema comunque con alti venti . con tempi di ritomo di 50 anni eh ... su alcune barriere ... ma parliamo di ... veramente pochissimi kilometri .. che erano per la maggior parte già abbattute e guindi ... anche quello sarebbe un problema ... problema è invece che dalle prove che noi stavamo facendo ... alcune delle prove vengano negative... anche questo fatto prima che ci fosse il ... l'indagine da parte... da parte della Procura ...". 

Le intercettazioni dell'ordinanza su Autostrade

L'esperto nominato dalla procura, l'ingegnere Placido Migliorino, nella sua relazione tecnica del 18 gennaio 2020 ha accertato "gravi carenze individuabili "nella inadeguatezza dei diversi livelli di progettazione, nella esecuzionee non a regola d'arte dei lavori e infine nella omissione di atti necessari a garantire la statitcità la corretta installazione delle barriere". L'esperto ha concluso dicendo che "l'opera, pertanto, non rìsulta conforme né alle norme tecniche né alla buona pratica costruttiva e le criticità rilevate possono creare pregiudizio alla sicurezza della circolazione e alla pubblica incolumìtà". Questa è la lista delle criticità rilevate dall'esperto:

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Secondo l'esperto il problema può essere risolto con l'integrale sostituzione delle barriere. Quando il Gip passa a illustrare le ragioni della custodia cautelare spiega anche un'ulteriore dinamica che si è venuta a creare tra gli indagati: Berti è arrabbiato per la condanna che ha ricevuto ad Avellino - cinque anni di reclusione - e per l'assoluzione dello stesso Castellucci. Dalla conversazione, scrive il giudice, si capisce che Berti non ha riferito la verità per difendere la "linea aziendale", condotta che ha contribuito all'assoluzione di Castellucci e che quest'ultimo - evidentemente interessato al fatto che Berti mantenga tale impostazione e non cambi linea difensiva nei successivi gradi del giudizio· ha incaricato Donferri di tenerlo tranquillo e di rassicurarlo del suo futuro aiuto.

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Ed è proprio in questo contesto che arriva la frase sui morti: anche Donferri è interessato alla "tenuta" di Berti, dal momento che - sebbene non sia imputato nei fatti di Avellino, è indagato con Berti e Castellucci per i fatti del ponte Morandi (il disastro di Avellino ha causato 40 morti, quello del ponte di Genova 43 ). E qui arriva la frase: "ho capito Paole' ... questo però, che tu sia stanco non è che gli puoi ... imputà a lui che ci sono stati quarantatré morti de là, quaranta morti de là e quarantatré de qua ... stamo tutti su la stessa barca...". Particolarmente significativo della influenza di Castellucci sul gruppo societario è una conversazione tra Gianni Mion (attuale amministratore delegato di Edizione Holding, società che controlla Atlantia la quale a sua volta controlla ASPI e SPEA ENGINFERlNG) e Bertazzom nel corso della quale il primo riferisce al secondo che Castellucci sta continuando a governare il processo aziendale del gruppo cercando anche di "seminare" il concetto secondo il quale Gilberto Benetton ed il consiglio di Atlantia fossero a conoscenza delle omesse manutenzioni sulla rete. Castellucci, riferisce ancora il Gip, in quel periodo, nonostante sia stato già liquidato dall'azienda si sta adoperando per cercare nuovi azionisti per Atlantia. E lavora anche sulla vicenda Carige, tanto che agli atti c'è anche una conversazione con il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti e con il commissario straordinario della banca Pietro Modiano dalla quale, scrive il Gip, "traspare il tentativo di Castellucci di sfruttare i legittimi interessi istituzionali dei propri interlocutori per ottenere vantaggi indebiti".

La telefonata tra Castellucci e Toti su Carige e Salvini

Scrive il Gip che dal contenuto di tale conversazione emerge Ia disponibilità di Castellucci ad impiegare il denaro cli Atlantia per contribuire a "salvare" Carige, naa che questa iniziativa deve però essere inserita in un "quadro", da riferire ai rapporti tra il gruppo e lo stato concessionario (e in particolare alla garanzia di conservare la concessione tanto che Castellucci parla di azionisti). Il presidente Toti si sforza di non perdere l'occasione guardandosi bene dal fare promesse.

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Si tratta, sostiene il Gip, di condotte che evidenziano come il predetto sia ancora pienamente inserito in posizioni di potere e sia particolarmente attivo secondo le stesse logiche di quando ricopriva cariche all'interno del gruppo Atlantia.

La nota di Aspi sulla vicenda

L'indagine della Procura di Genova, che ha portato stamane a misure cautelari nei confronti di 4 ex manager di Aspi e di due tecnici (uno del Tronco genovese e l'altro trasferito presso il Traforo del Monte Bianco), riguarda una specifica tipologia di barriere integrate anti-rumore, denominate ''Integautos'', presenti su circa 60 dei 3000 km di rete di Autostrade per l'Italia, fa sapere intanto Aspi in una nota. La società era venuta a conoscenza delle attività di indagine lo scorso 10 dicembre 2019, a seguito di un provvedimento di sequestro di documentazione notificatole dalla Guardia di Finanza di Genova, come reso noto dalla società stessa nella successiva trimestrale. La totalità di queste barriere è già stata verificata e messa in sicurezza con opportuni interventi tecnici tra la fine del 2019 e gennaio 2020, nell'ambito del generale assessment delle infrastrutture messo in atto dalla società su tutta la rete autostradale, riferisce la società. Per tali infrastrutture è stato parallelamente definito a inizio 2020 un piano di sostituzione di intesa con il Dicastero concedente, articolato in tre fasi: una prima fase propedeutica agli interventi, attualmente in corso.

Una seconda fase, che prevede la sostituzione delle barriere nei punti maggiormente esposti a impatto acustico, pianificata dalla seconda metà del 2021. Una successiva terza fase completerà invece la sostituzione sugli altri punti. La spesa per la totalità degli interventi di sostituzione, pari a circa 170 milioni di euro, è già stata autorizzata dal Consiglio di Amministrazione di Aspi dell'aprile 2020 e sarà a completo carico della società. Tutte le procedure di controllo e di sicurezza, nonché le soluzioni progettuali per la sostituzione delle barriere, sono stati definiti con gli organi tecnici preposti del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Rispetto ai due tecnici dipendenti, la società ha attivato le procedure previste dal contratto per una immediata sospensione dal servizio. Aspi valuterà inoltre tutti gli ulteriori interventi del caso a propria tutela sulla base delle risultanze degli atti di indagine. 

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