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Venerdì, 29 Marzo 2024
La storia / Forlì-Cesena

Bambina portata via dalla mamma nella notte: la disperazione del papà (avvisato con una mail)

Il caso a Cesena. La piccola ha frequentato solo la prima settimana di lezioni in una scuola elementare. Poi il viaggio nella notte in un paese dell'est Europa

Una bambina portata via dalla madre nella notte in un Paese dell'Europa orientale, patria della donna, e la disperazione di un genitore. È successo a Cesena. Il padre è stato informato del viaggio tramite un'email mandata una sera alle 23, quando ormai la frontiera italiana era stata già valicata per un viaggio in macchina di circa 1.500 chilometri. Da allora non ha potuto fare altro che qualche videochiamata alla bambina. E ha inviato messaggi alla madre, chiedendole (invano) di tornare. Ma al momento non sa né quando la figlioletta tornerà in Italia, né quando potrà essere reinserita nella vita da cui è stata sradicata e riprendere l'anno scolastico interrotto, né quando i nonni e il resto della sua famiglia italiana potranno riabbracciarla.

La bambina ha frequentato solo la prima settimana di lezioni in una scuola elementare di Cesena, poi la madre ha deciso di portarla all'estero senza avvisare il resto della famiglia. Ormai è assente da oltre cinque settimane dai banchi scolastici e non pare immediato il suo rientro a casa. Una vicenda che ricorda quella drammatica di Eitan Biran, il bambino "rapito" dalla sua famiglia e portato in Israele ed ora al centro di una contesa giudiziaria internazionale. Si stima che siano circa 250 bambini italiani che ogni anno sono sottratti e portati all'estero, mentre solo il 5% fa poi rientro, per effetto della Convenzione dell'Aja per la protezione dei minori, la stessa che ha portato il giudice israeliano a disporre il rimpatrio di Eitan in Italia, decisione ora oggetto di ricorso in appello.

La separazione e l'affidamento congiunto ai due genitori

Tornando al caso di Cesena, la donna già da un paio di anni si era separata dal compagno cesenate. Una storia sentimentale che è finita, in questo caso, non per violenze o maltrattamenti ma solo per la fine di un rapporto amoroso di coppia. Tanto che il padre ha continuato sempre ad essere presente nella vita della figlia, anche dopo la separazione dalla compagna. Inoltre ha sempre provveduto al sostentamento della figlia fin dalla nascita, dato che la madre non lavorava. Il tribunale aveva definito un affidamento congiunto ai due genitori, prevedendo alcuni giorni in cui la bambina stava con il padre. Un lungo e dettagliato provvedimento dell'autorità giudiziaria tra le altre cose limitava fortemente l'espatrio della piccola, ma a metà settembre è stato disatteso, e ora il padre non può più esercitare il suo diritto di frequentare la sua amata bambina.

La disperazione del padre

La madre avrebbe accampato diverse motivazioni al mancato rientro, dall'urgenza per l'aggravamento delle condizioni di salute della bisnonna della piccola alla rottura dell'auto per il rientro, fino a un presunto stato influenzale di cui, però, non ci sono carte mediche disponibili. Ritardi che stanno facendo perdere settimane di scuola alla piccola. Il padre, disperato, ha già informato l'autorità giudiziaria. La madre, infatti, già in passato aveva minacciato di portarsi la bambina nell'est Europa, sradicandola dalla città in cui è nata. Tramite l'avvocato Sofia Carlino l'uomo ha diffidato la donna a riportare la bambina in Italia, facendo quanto ulteriormente necessario per tutelare la minore, anche con l'assistenza penale dall'avvocato Barbara Urbini.

Lo scopo è quello di far tornare quanto prima la bambina in Italia attraverso i canali giudiziari. L'Italia e il paese dell'est Europa in cui si trova la piccola, trovandosi entrambi in Unione Europea, hanno canali di contatto definiti per questo genere di casi tra i rispettivi ministeri degli Esteri. E già questi potrebbero definire il rientro in Italia della bambina. Ma se non fossero sufficienti, come nel caso di Eitan, si dovrà ricorrere alla Convenzione dell'Aja per la tutela dei minori, che se purtroppo non sempre è efficace nei confronti di Paesi le cui autorità giudiziarie non sono in linea con gli standard internazionali, lo è però di più tra Paesi con maggiore cultura giuridica, come in questo caso.

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