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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Isis, quei bambini italiani che inneggiano al martirio

La foto agghiacciante postata su WhatsApp: quattro bambini che indossano la tuta mimetica e con l’indice rivolto al cielo, in atteggiamento che simboleggia l’esaltazione del martirio. La foto è agli atti dell’inchiesta che ha portato all’operazione Digos-Ros anti-terrorismo, con sei ordinanze di custodia cautelare

Quattro, poco più che bambini. Tutti con addosso la tuta da combattenti. Tutti con il dito indice puntato verso l’alto, a indicare quel Paradiso che avrebbero raggiunto da martiri, proprio come avrebbe voluto fare il pugile italo-marocchino che non si accontentava più di combattere per la carriera e che avrebbe voluto iniziare a lottare per l'Isis. Magari non subito, ma in un futuro non troppo lontano: un futuro che già aveva deciso per loro il padre, Mohamed Koraichi, il trentaduenne di Bulciago (Lecco) scomparso da casa il febbraio dello scorso anno per raggiungere i territori dell’Isis insieme a sua moglie, la trentanovenne Alice Brignoli convertita all’Islam, e i tre figli di tre, cinque e sette anni. 

GLI ASPIRANTI TERRORISTI - Sono proprio loro quei quattro bimbi ritratti insieme nella foto del terrore che Koraichi aveva scelto come propria immagine di WhatsApp: i suoi tre figli e il figlio della vedova di un combattente jihadista. Koraichi ormai non nascondeva più nulla e proprio su WhatsApp dava indicazioni a tre dei quattro aspiranti terroristi - tutti marocchini con cittadinanza italiana - arrestati giovedì mattina in un’operazione delle questure di Lecco e Varese e dei carabinieri del Ros, coordinata dalla procura di Milano, che ha chiesto e ottenuto dal Gip di Milano, Manuela Cannavale, la custodia cautelare per il reato di “associazione con finalità di terrorismo internazionale”.

Il PUGILE DI SUCCESSO - Tra gli arrestati c’è Raim Moutaharrik, un “pugile di successo - lo ha presentato così il procuratore Maruzio Romanelli - conosciuto sia in Italia che all’estero". Eppure, nonostante una carriera già ben avviata, Moutaharrik aveva deciso di andare in Siria e di portare con sé sua moglie - anche lei arrestata - e i suoi figli, di due e quattro anni. Sul pugile, Koraichi e un emiro - “un uomo che parlava un arabo dotto che non siamo riusciti ancora ad identificare”, ha spiegato il procuratore - avevano scommesso molto. Quasi tutto.

Roma: allarme terrorismo dopo gli attentati di Parigi |Infophoto

 

Infatti, ed è una prima volta assoluta, a Moutaharrik i due uomini - entrambi in Siria - avevano chiesto di restare in Italia e di colpire. Attraverso un messaggio vocale pre registrato e poi inviato su WhatsApp ad aprile - un “poema bomba” la traduzione dall’arabo all’italiano - l’emiro e Koraichi chiedevano al pugile di morire da martire in Italia, di agire - ha evidenziato il procuratore - da “lupo solitario”. Nel mirino dell’Isis c’era Roma, che i jihadisti avevano individuato come obiettivo perché “sede del pellegrinaggio dei cristiani”.

VIDEO | Moutaharrik, il pugile che doveva morire da martire

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I PICCOLI GUERRIGLIERI - La Digos e il Ros, però, sono riusciti a fermarlo prima che lasciasse la provincia di Lecco per raggiungere la Siria o Roma. La stessa sorte, sempre giovedì mattina, è toccata ad Abderrahmane Khachia, un ventitreenne marocchino pronto a lasciare Brunello, nel varesotto, e a partire per i territori di combattimento dell’Isis per seguire le orme di suo fratello, il trentenne Oussama Khachia morto in guerra in Siria dopo essere stato espulso dall’Italia prima e dalla Svizzera, poi, e padre del bimbo ripreso nella foto profilo di WhatsApp di Koraichi.

A tenere insieme la famiglia Moutaharrik e Khachia, hanno accertato le indagini, era proprio Koraichi, che attraverso sua sorella - residente a Baveno, anche lei arrestata - era venuto a conoscenza delle intenzioni dei due uomini e li stava così “testando” in vista di un loro sacrificio o di un loro sbarco in Siria da guerriglieri. Quella stessa Siria, in cui lui e sua moglie - d'ora in poi ufficialmente ricercati - stanno crescendo i loro figli da guerriglieri, con il mito della jihad e del martirio. Come mostra quella foto che - ha ammesso il generale comandante dei Ros Giuseppe Governale - ci preoccupa, perché questi bambini potrebbero essere i protagonisti del terrore di domani”.

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