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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Italia

Bimbi poveri, in Italia più di un milione soffre la fame e il freddo

Case senza riscaldamento, umide e buie, niente giochi né gite con i compagni di scuola, in Italia più di un bambino su venti non mangia neppure adeguatamente nè sa leggere, scrivere e contare. L'orrore raccolto da Save The Children nel 7°Atlante dell’Infanzia

Nella vita di milioni di bambini l'adolescenza non è sinonimo di giocattoli e sorrisi: in Italia più bambini di quanti possiamo immaginare soffrono il freddo in inverno perché vivono in case senza riscaldamento. La stima di Save The Children è che nel nostro Paese quasi 1 minore su 3 vivano in povertà mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 rischiano di contrarre bronchiti o malattie cardiovascolari perchè i loro genitori non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa: un dato di ben 15 punti superiore alla media europea (39% contro 24,7%).  

Il fenomeno della povertà energetica riguarda anche l’11% delle famiglie non povere con bambini: più di 1 minore su 4 abita in appartamenti umidi, mentre l’abitazione di oltre 1 bambino su 10 che vive in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa.
Sono 1,1 milioni i minori vivono in povertà assoluta, una condizione che tra il 2005 e il 2015 ha visto triplicare la sua incidenza sulle famiglie con almeno un minore, passando dal 2,8% al 9,3%. La povertà assoluta è diffusa soprattutto nel Mezzogiorno, dove colpisce più di una famiglia con bambini su 10.

In Italia più di 1 bambino su 20 (tra 1 e 15 anni) non riceve un pasto proteico al giorno e non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta. Più del 13% dei bambini non ha uno spazio adeguato a casa dove fare i compiti e non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici. Quasi 1 bambino su 10 non può indossare abiti nuovi o partecipare alle gite scolastiche e quasi 1 bambino su 3 non sa cosa voglia dire trascorrere una settimana di vacanza lontano da casa.

Lo raccontano alcune delle mappe del 7°Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini, Supereroi” di Save the Children che quest’anno, per la prima volta, viene pubblicato da Treccani e sarà disponibile nelle librerie italiane da inizio dicembre 2016. A cura di Giulio Cederna e corredato dagli scatti di Riccardo Venturi, il volume è realizzato nell’ambito della campagna “Illuminiamo il futuro”, avviata da Save the Children con l’obiettivo di contribuire a debellare la povertà educativa in Italia entro il 2030. 

Le conseguenze della povertà: "i bambini senza"

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Nel nostro Paese, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, supera la media europea (14,7% contro 11%), mentre 1 alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e 1 su 5 in lettura. Sei bambini e ragazzi su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. Permangono livelli di abbandono scolastico molto preoccupanti nelle regioni del Sud, in particolare in Sicilia e Sardegna che superano la soglia del 20%. 

Invece l’infanzia è un tesoro che va protetto, soprattutto se si considera che i bambini nel nostro Paese sono sempre meno. Il 2015 ha fatto registrare il record negativo di nati registrati all’anagrafe: 485.780 bambini, un livello di guardia mai oltrepassato dall’Unità d’Italia. Il tasso di natalità, pari a 8 nati ogni 1.000 residenti nel 2015, si sta abbassando di anno in anno dal 2008, quando era pari a 9,8 su 1.000. Anche i minorenni sono sempre meno. Il loro peso specifico sul totale della popolazione è sceso dal 17% del 2009 al 16,5% attuale (poco più di 10 milioni di bambini e ragazzi da 0 a 17 anni). 

Gli investimenti per l’infanzia: pochi e inefficaci 

Per affrontare la questione della povertà, l’Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destina una quota di spesa sociale destinata a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%), mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%, contro una media europea dell’1,9%. La mappa “Efficacia del welfare” mette inoltre in evidenza che gli interventi di welfare messi in campo dal nostro Paese per il 2014 sono riusciti a ridurre il rischio di povertà per i minori di 18 anni di soli 10 punti percentuali (dal 35% al 25%). Un risultato che ci pone tra gli ultimi nel Vecchio Continente, davanti solo a Romania e Grecia, considerando che mediamente in Europa gli interventi sociali in favore di famiglie e minori riescono a ridurre il rischio di povertà del 15,7%.  

“Perché gli investimenti pubblici e privati si rivelino efficaci e facciano realmente la differenza è fondamentale che il loro utilizzo venga inserito in un quadro strategico, senza sovrapposizioni, interventi spot, sprechi e compartimenti stagni con una reale attenzione alla valutazione di impatto – spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Speriamo che il fondo per il contrasto alla povertà educativa, recentemente attivato dalle fondazioni di origine bancaria, dal governo, con il coinvolgimento del terzo settore e delle scuole, possa essere una occasione concreta per ripensare e dare slancio a tutte le politiche per l’infanzia e l’adolescenza”.

L’impatto della povertà sulla riuscita scolastica e sulla salute dei bambini .

Le povertà economiche ed educative dei genitori possono lasciare il segno sulla vita dei bambini anche al momento della nascita. Tra le donne senza alcun titolo di studio o con solo la scuola elementare, la quota di chi non effettua visite di controllo durante la gravidanza (5,4%) o di chi lo fa solo dopo la dodicesima settimana (11,2%) è 3-4 volte superiore rispetto a quella delle madri con livelli di istruzione elevati (1,8% e 2,6%). 

Nonostante la mortalità infantile in Italia si sia drasticamente ridotta nel corso tempo, raggiungendo oggi un tasso medio nazionale di 3,2 decessi entro il primo anno di vita per 1.000 nati vivi, permangono importanti differenze territoriali, con il Trentino Alto Adige (3,3 su 1.000) ed alcune regioni del Sud e del Centro (Sicilia, Calabria, Campania e Abruzzo oltre 4 su 1.000) che superano la media nazionale. 

Minori nelle aree ad alta pericolosità sismica

Tra le altre mappe presenti nell’Atlante, vi è infine quella del “Pericolo sismico”, elaborata per Save the Children dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), che associa i dati demografici relativi alla popolazione di 0-14 anni per provincia alle aree considerate ad alta pericolosità. Emerge che in Italia 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica. Si tratta di un territorio che copre circa il 70% delle province italiane che comprende 45 città sopra i 50.000 abitanti che ospitano 900.000 minorenni sotto i 15 anni. 
 

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