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Venerdì, 19 Aprile 2024
IL CASO DI PADOVA

Bambino prelevato con la forza, zia e nonno denunciati per resistenza

La magistratura ipotizza anche oltraggio a pubblico ufficiale e inosservanza del provvedimento. Intanto il sottosegretario De Stefano, riferendo alla Camera, ha chiesto "scusa" alla famiglia e ricostruito minuto per minuto tutta la vicenda

E' arrivata anche la denuncia per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e inosservanza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria per il nonno e la zia del bambino prelevato con la forza dalla polizia nel padovano.

A poco sono dunque valse le "scuse ufficiali" del sottosegretario Carlo De Stefano che, riferendo alla Camera sulla questione, ha spiegato che "è stata disposta un'inchiesta interna per verificare con obiettività le cause di un comportamento che non è sembrato adeguato rispetto a un contesto ambientale difficile e ostile", aggiungendo che "la scena del trascinamento richiede che anche in questa sede come già ha fatto il capo della polizia Manganelli vengano espresse le scuse del governo".

Nonostante ciò, la giustizia farà il suo corso anche nei confronti dei parenti del bambino.

"La crudezza di quelle immagini - ha sottolineato De Stefano - rischia di offuscare tutte le volte che le forze di polizia, con pacatezza, sono intervenute e si sono schierate a tutela delle persone più fragili e indifese".

LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA. La sequenza del prelevamento del bambino dalla scuola di Cittadella (Padova) da parte dei poliziotti sono state ricostruite dal sottosegretario all'Interno, Carlo De Stefano, in un'informativa alla Camera. Nella mattinata dello scorso 10 ottobre, ha detto De Stefano, "il padre del bambino ha comunicato via mail all'Ufficio minori della questura di Padova che la Corte d'appello di Venezia aveva appena rigettato il ricorso con il quale la madre aveva chiesto la sospensiva del provvedimento di allontanamento dall'ambiente familiare materno. Il responsabile dell'Ufficio minori prendeva contatto con i servizi sociali del Comune per valutare l'opportunità di eseguire immediatamente l'intervento, al fine di evitare che la madre, qualora giunta a conoscenza della decisione del giudice, potesse come già avvenuto in altre due circostanze, rendere impossibile l'esecuzione del provvedimento".

L'assistente sociale, ha proseguito il sottosegretario, "dopo aver consultato il padre del minore e lo psichiatra, ha ritenuto di procedere all'esecuzione, individuando l'area antistante la scuola come la più idonea per l'intervento, anche perché i precedenti tentativi fatti nella casa materna erano stati vanificati dalla resistenza del bambino supportato dai parenti".

Alle 12.15 così, "la polizia, insieme allo psicologo, allo psichiatra e al padre sono andati nella scuola. Con la direttrice si è deciso di farlo uscire dall'aula per prepararlo all'allontanamento. Ma il bambino si è rifiutato, quindi si è deciso di allontanare gli altri alunni dall'aula. Psichiatra e psicologo sono entrati quindi nell'aula insieme ai poliziotti. Data la difficile situazione per la resistenza del minore, è stato chiesto l'intervento del padre affinché prelevasse il figlio per condurlo all'auto dei servizi sociali che lo avrebbe portato verso la comunità di accoglienza. Il padre è riuscito con fatica a portarlo fuori dall'aula, ma nel corridoio la reazione del minore è diventata ancora più energica, sfociando in manifestazioni a carattere violento anche nei confronti del genitore è degli operatori intervenuti".

"Il bambino - ha detto ancora De Stefano - appena uscito dall'edificio invocava con urla l'intervento dei familiari della madre che giungevano muniti di telecamere. Due poliziotti cercavano di fronteggiare i familiari mentre un terzo cercava di aiutare il padre a portare il figlio in auto. Nonostante la resistenza sempre più accesa dei familiari, i poliziotti riuscivano ad allontanarli consentendone la partenza".

"Ai familiari che protestavano chiedendo l'esibizione del provvedimento di diniego della sospensiva - ha aggiunto - un ispettore capo ha replicato con espressioni assolutamente non professionali che il grado di parentela con il minore non giustificava la richiesta".

CANCELLIERI. Dal canto suo, rispondendo a Palermo ai cronisti che le hanno chiesto un commento sulla caso, il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri ha detto: "E' una vicenda che ha molto colpito l'emotività. Il capo della polizia ha aperto un'inchiesta per conoscere bene i fatti, e prima di parlare di questi temi così delicati, bisogna sapere bene esattamente come si sono sviluppati, come sono andati. L'unica cosa che so è che la vera vittima è il bambino". Riguardo chi chiede le dimissioni del questore di Padova, Cancellieri ha detto: "Chi chiede le dimissioni del questore, probabilmente non capiva di cosa andava a parlare".

INTERROGAZIONE ALL'EUROPARLAMENTO. Intanto il caso sollevato dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha Visto", è approdato al parlamento europeo. A portare la questione all'attenzione di Bruxelles è l'Europarlamentare della Lega Nord Mara Bizzotto che, con un'interrogazione alla Commissione Europea, invita l'esecutivo comunitario a "verificare se le modalità di esecuzione della sentenza del Tribunale da parte delle forze dell'ordine abbiano violato i diritti dei minori tutelati a livello internazionale ed europeo". Abbiamo assistito a scene gravi ed indegne di un Paese civile: un bambino inerme di soli 10 anni non può in nessun modo essere trattato con la violenza e la brutalità usate dalle forze dell'ordine" ha concluso la Bizzotto.
 

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