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Martedì, 16 Aprile 2024

Roma, pagano la cena e si ritrovano il bancomat clonato

Sei le persone finite in manette. Determinante il ruolo di camierieri infedeli che clonavano il bancomat di ignari turisti. Asiatici e sudamericani le vittime preferite

ROMA - Bancomat clonati nei ristoranti del centro, poi utilizzati per acquistare pc e cellulari da rivendere quindi on line. Un modus operandi consolidato, in cui ogni componente della banda aveva un ruolo preciso. Notevole il giro d'affari: 70.000 euro in soli tre mesi, con oltre 200.000 euro di acquisti tentati e respinti dai vari circuiti di credito. A smantellare il sodalizio criminale i Carabinieri della Stazione di Roma San Lorenzo in Lucina, da tempo impegnati nel contrasto del fenomeno. Sei le persone finite in manette per un bilancio totale, sommando anche ulteriori arresti nei mesi scorsi, di 10 persone arrestate in flagranza di reato. 

Indagine iniziata a marzo 2015 

L’attività investigativa, iniziata a marzo del 2015, diretta dal pubblico ministero Nadia Plastina, della Procura della Repubblica di Roma – gruppo Criminalità Informatica, coordinato dal Procuratore Aggiunto Dott. Antonello Racanelli, ha consentito di individuare il sodalizio criminale, operante prevalentemente nel Centro Storico. Dall’analisi del flusso di pagamenti fraudolenti effettuati con alcune carte di credito  successivamente risultate clonate, i Carabinieri sono riusciti a determinare i punti dove i legittimi proprietari avevano effettuato le ultime spese genuine. Sono stati così individuati alcuni ristoranti del centro storico, all’interno dei quali lavoravano camerieri che le indagini hanno dimostrato essere organici alla banda criminale.

Come venivano clonate le carte di credito 

Il modus operandi seguiva ogni volta lo stesso copione. Alla fine di ogni pasto, il cameriere portava al tavolo, individuato tra quelli occupati da facoltosi turisti stranieri, soprattutto sudamericani e asiatici, il conto da pagare. Le ignare vittime affidavano la propria carta di credito all’infedele cameriere, che una volta allontanatosi, senza farsi notare, effettuava una seconda "strisciata" della carta all'interno di un dispositivo elettronico “skimmer”, di piccole dimensioni, in gergo chiamato dai sodali “gatto”, copiando così il codice P.A.N. della carta di credito, che veniva poi restituita come se nulla fosse accaduto al proprietario. Normalmente a distanza di giorni, e a volte solo al rientro nei paesi di origine, i turisti si rendevano conto delle numerose spese, per migliaia di euro, effettuate a loro insaputa.

Le carte clonate "svuotate" in esercizi commerciali "convenzionati"

Come accertato dai Carabinieri durante i servizi di osservazione e pedinamento e grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, i codici P.A.N. fraudolentemente acquisiti venivano poi riversati su dei supporti magnetici "vergini". Assegnati quindi ai componenti dell’organizzazione, incaricati di utilizzarli presso alcuni esercizi commerciali “convenzionati”, venivano utilizzati per l’acquisto di merce di vario genere, prevalentemente telefonia mobile di ultima generazione e gratta e vinci, oppure per pagare cene fittizie in particolare presso un ristorante in zona Capannelle. Anche i titolari di questi ultimi sono tra i destinatari dell’ordinanza che dispone le misure cautelari.

I negozi conniventi 

Altro importante ruolo è, infatti, quello ricoperto dai commercianti conniventi, tutti italiani, dislocati in varie zone della città, che mantenendo costanti rapporti con il sodalizio criminale e incuranti delle vigenti normative in materia di pagamento con carte di credito, consentivano agli indagati di acquistare merce con le carte clonate, ricevendo in cambio una percentuale in contanti sulla vendita, pari solitamente al 15-20% dell’acquisto effettuato, oltre all’ingiustificato pagamento per merce di fatto non ritirata. 

Fonte: RomaToday →
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