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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Roma

Zia Bianca Zarfati: la 71enne accusata di traffico e spaccio di cocaina

Le intercettazioni in cui la cocaina diventava, a seconda dei casi, ''fettine panate'', ''lasagne'' e ''spaghetti alle vongole''. Il precedente del 2017. La piazza privilegiata era Ostia

I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare personale emessa dal gip nei confronti di 15 persone per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, di cui sei in carcere, due ai domiciliari e sette obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Al termine delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno smantellato un sodalizio criminale dedito allo smercio di cocaina nella periferia Ovest della Capitale e sul litorale romano.

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L'organizzazione era promossa e diretta da Bianca Zarfati di 71 anni, soprannominata ''Zia Bianca'', che si riforniva stabilmente di droga da Marco Corina di 68 anni e Marcello Gauzzi di 58, tutti con numerosi precedenti specifici. Da quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite, i tre, destinatari della misura della custodia cautelare in carcere, commentavano di essere rimasti tra i pochi a operare con ''serietà'' nel settore, facendo le cose alla ''vecchia maniera'', in cui contava la ''parola data''. Essendo agli arresti domiciliari, Zarfati aveva stabilito il centro direzionale e operativo dell'associazione nella sua casa a Fiumicino, dove intratteneva i contatti con i fornitori e impartiva le disposizioni per le cessioni dello stupefacente e la riscossione dei relativi compensi a Fernanda Succi, alla figlia di quest'ultima, Valentina Mercadante, e a Cesira Succi. Per queste attività il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere per Mercadante e gli arresti domiciliari per le Succi. 

Pur privilegiando gli incontri di persona ai colloqui telefonici, per le conversazioni a distanza era stato condiviso un singolare linguaggio criptico ispirato al mondo della gastronomia, in cui la cocaina diventava, a seconda dei casi, ''fettine panate'', ''lasagne'' e ''spaghetti alle vongole''. Come affermato da Zarfati in una conversazione captata: "le telefonate mie e sue sono tutte di mangiate… mai… mai… mai parlato di niente...". Per trovare una valida alternativa al business in corso e compensare la perdita economica derivante dal sequestro di droga nell'ambito di un'operazione di servizio conclusa con l'arresto di un ''corriere'', Zarfati ''rispolverava'' un suo vecchio contatto peruviano per avviare, insieme a Corina e Gauzzi, una trattativa per l'acquisto di narcotico direttamente dal Sud-America a prezzi concorrenziali, che si sarebbe dovuta concretizzare con una prima fornitura di 6 kg di cocaina.

"Fettine panate", "lasagne" e "spaghetti alle vongole" per parlare in codice di droga

Anche se l'affare non si concludeva, le indagini hanno consentito di individuare i referenti dell'organizzazione peruviana in Walter Jesus Nunez Moren e Junior Gabino Huaman Lopez, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere. Con riferimento a 7 acquirenti di droga, anche loro identificati dagli investigatori, il gip ha disposto, invece, l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli accertamenti svolti hanno, infine, fatto emergere come 7 indagati percepiscano o abbiano percepito, direttamente o in quanto inclusi nel nucleo familiare dei beneficiari, il ''reddito di cittadinanza'' o il ''reddito di emergenza''; saranno quindi interessati i competenti uffici dell'Inps ai fini della sospensione del beneficio economico.

Le azioni di contrasto assicurate nel corso delle indagini, culminate nell'esecuzione del provvedimento cautelare, testimoniano l'impegno quotidiano della Procura e delle Fiamme Gialle di Roma nella tutela della legalità e nel contrasto ai traffici illeciti. La donna era già stata arrestata nel 2017: all'epoca tramite i suoi pusher spacciava anche nella vicina Ostia, dove famiglie criminali di spessore non hanno mai posto limiti al suo business, e nella capitale. Secondo Repubblica la donna aveva cinque schede telefoniche diverse a seconda degli ordini che doveva dare e delle persone con le quali interloquiva, girava al volante di una Citroen C3. Se qualcuno sgarrava erano guai: si presentava sotto casa di chi le doveva soldi per aver acquistato droga da lei e, senza mezzi termini, faceva capire che a lei i piedi in testa non li metteva nessuno. «Fatte da' immediatamente i soldi, per il fumo me devi dà 1.800 - dice a uno dei suoi scagnozzi - a me per il culo non me ce prendi. Digli che finito con questo (carico, ndr) lui con me ha chiuso. Ha chiuso!».

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