Pena ridotta da 18 a 12 mesi per Gianluca Cantoro, agente di polizia penitenziaria accusato di omissione di soccorso e omissione di atti d'ufficio nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Aldo Bianzino, il falegname morto il 12 ottobre 2007 nel carcere di Perugia.

Bianzino quella notte si sentì male e chiese aiuto, ma Cantoro non chiamò il medico. Così la mattina dopo il detenuto venne trovato morto.

UNA VICENDA CONTROVERSA -  Era già stato archiviato due volte il processo per omicidio volontario sempre ai danni dell'agente. Invece il primo grado per il processo in corso si era concluso con la condanna a un anno e sei mesi.

La difesa aveva fatto ricorso in appello perché quella pena per loro era troppo pesante: secondo una giurisprudenza del 2011, uno dei due reati poteva essere assorbito nell'altro, come effettivamente la Corte d'Appello di Perugia ha confermato. La sentenza è arrivata dopo tre ore di camera di consiglio.

Ancora rimangono ombre su questa vicenda. In sede d'autopsia era stata era stata ritrovata una lesione al fegato dell'uomo di cui ancora non si conosce la causa.

LA BATTAGLIA DEL FIGLIO - Il figlio di Aldo, Rudra Bianzino, aveva 14 anni quando ha perso il padre e nonostante la giovane età dal primo giorno il suo impegno è stato tutto per chiedere e ottenere verità e giustizia.

Pochi giorni fa il giovane, in vista di quest'udienza, aveva lanciato un appello pubblicato da Articolo21

"Vorrei che quando i giudici saranno tenuti a decidere capiscano che non daranno una sentenza per me…o per mio padre e mia madre…ma per tutti. Per tutte quelle persone che non accettano che che si possa definire 'democratico' ciò che è accaduto e che tuttora accade, con un sistema che difende se stesso con tentativi di insabbiamento e collusioni!"