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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Il dramma di Cardito: Giuseppe e la sorella pieni di lividi, ma dalla scuola nessuna segnalazione

Una delle maestre, intercettate, chiamava il bambino “scimmia”. Emergono altri dettagli dall’ordinanza del gip per la custodia cautelare nei confronti della mamma. Intanto il ministero invia gli ispettori

Dalle indagini sulla morte del piccolo Giuseppe, il bimbo di Cardito (Napoli) ucciso a furia di botte dal compagno della madre lo scorso 27 gennaio, emergono nuovi agghiaccianti particolari. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei giorni scorsi contro la madre del bambino ci sono infatti alcuni passaggi che riguardano la scuola elementare Salvatore Quasimodo frequentata dal bambino e dalla sorellina, anche lei vittima delle botte del patrigno.

Nonostante i due bambini venissero spesso picchiati dall’uomo, Tony Essobti, e portassero evidenti i segni delle percosse, dalla scuola non sono mai arrivate segnalazioni né alle forze dell’ordine né ai servizi sociali.

Il dramma di Cardito, dalla scuola nessuna segnalazione

Come riporta il Corriere della Sera, il 18 gennaio (pochi giorni prima della tragedia), la piccola Noemi andò a scuola con una grossa ferita sul lobo dell’orecchio. Le maestre stilarono una relazione per informare della situazione la dirigente scolastica ma “quel documento rimase fermo in direzione per dieci giorni, per essere poi recuperato dalla polizia all’indomani della tragedia”. Nel testo si legge che Noemi “si è presentata più volte in classe con evidenti tumefazioni al volto. La stessa alunna afferma che tali incidenti sono avvenuti a casa”. Nell’ordinanza, il gip Antonella Terzi parla di “colpevole negligenza” per quanto riguarda il comportamento della dirigente scolastica, bollando anche la segnalazione delle maestre come “debole quanto tardiva”. Ora la posizione della funzionaria è al vaglio della Procura di Napoli Nord, mentre il ministro Bussetti ha già inviato gli ispettori alla Quasimodo.

Le maestre intercettate

Le maestre del piccolo Giuseppe, invece, avrebbero del tutto ignorato la situazione. Una delle due chiamava “scimmitiella” il bambino, perché si buttava sempre a terra. Intercettate nella sala d’aspetto del commissariato di polizia dove erano in attesa di deporre, le insegnanti avrebbero concordato come comportarsi. “Non si poteva fare niente”, dice una, mentre l’altra risponde: “Non è che non si poteva fare niente… non abbiamo fatto niente”.

“Colpisce e sconcerta l’atteggiamento ilare e oppositivo”, è quanto scrive il gip, che sottolinea come le due donne concordino di affrontare l’interrogatorio “in maniera proterva e senza cedimenti”.

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