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Venerdì, 19 Aprile 2024
La tragedia / Napoli

Bimbo precipitato dal balcone, il domestico: "L'ho lasciato cadere per un capogiro, poi ho preso una pizza"

Nuovi sviluppi sulla morte del piccolo Samuele, morto dopo essere caduto dal balcone di casa a Napoli. Il 38enne Mariano Cannio, ritenuto gravemente indiziato dell'omicidio, avrebbe fatto le prime ammissioni

Il gip di Napoli, Valentina Gallo, ha convalidato il fermo nei confronti di Mariano Cannio, il domestico di 38 anni, indagato per la morte del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni precipitato nel vuoto venerdì scorso in via Foria, a Napoli. Secondo gli ultimi sviluppi, l'uomo avrebbe fatto delle parziali ammissioni riguardo all'accaduto durante l'udienza di convalida avvenuta stamattina.

Bimbo precipitato a Napoli: convalidato il fermo del domestico

Ricorda di aver preso il bimbo in braccio, anche se vige il massimo riserbo sulle sue dichiarazioni. Ad assisterlo l'avvocato Mariassunta Zotti: "Ho il massimo rispetto per il dolore della famiglia, è una tragedia e ci sono persone che ne sono emotivamente provate".  

L'avvocato ha voluto rispondere così ai giornalisti che la attendevano davanti al carcere di Poggioreale dove Cannio è recluso da sabato scorso. Adesso le parti chiederanno un incidente probatorio finalizzato a verificare se il 38enne era capace di intendere al momento del fatto e se è una persona socialmente pericolosa. Qualora venga accettato il contraddittorio sulla non imputabilità e sulla pericolosità sociale, potrebbe essere applicata la misura della sicurezza personale. 

"L'ho lasciato cadere, poi ho preso una pizza"

"L'ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone. Giunto all'esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo": sono le parole di Mariano Cannio, il 38enne fermato per l'omicidio del piccolo Samuele, bimbo di 3 anni morto dopo essere caduto dal balcone della sua abitazione in via Foria, nel centro di Napoli. Le dichiarazioni, contenute nell'ordinanza di convalida del fermo, sono state rilasciate nel corso di un interrogatorio avvenuto il giorno stesso della tragedia, il 17 settembre. Dopo la caduta del bambino "sono fuggito dalla casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità, che non ricordo, poi ho fatto ritorno alla mia abitazione. Mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo e ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa".

L'uomo ha affermato di aver "avuto un capogiro" e ha risposto alle domande degli investigatori spiegando di essere uscito fuori al balcone dell'abitazione, dove si recava per fare le pulizie: "Sono uscito fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto, a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto. L'ho fatto perché in quel momento ho avuto un capogiro". È lo stesso Cannio a spiegare di essere in cura presso un centro d'igiene mentale in quanto affetto da schizofrenia. A domanda del difensore, Cannio ha risposto di non aver detto alla famiglia del bimbo che era in cura presso il centro di igiene mentale, né che soffriva di schizofrenia.

Il gip: "Una persona di spiccata pericolosità"

Una persona "di spiccata pericolosità, nonostante l'assenza di precedenti". Così viene descritto Mariano Cannio nell'ordinanza di convalida del fermo con la quale si dispone la custodia cautelare in carcere. Secondo il gip Valentina Gallo è "concreto il pericolo che l'indagato, se lasciato in libertà, possa disporsi nuovamente alla commissione di reati della stessa specie di quello per cui si procede, ponendo in pericolo le esigenze primarie di tutela del bene giuridico, la vita e l'incolumità personale". A tale conclusione, si legge nell'ordinanza, "si giunge in considerazione delle modalità del fatto commesso che deve giudicarsi estremamente grave e allarmante, così come la personalità del Cannio ricostruita in base agli elementi a disposizione, ovvero tenuto conto della gravità del gesto compiuto ma anche del comportamento del predetto, immediatamente dopo i fatti, circostanze da cui deve desumersi che si tratti senz'altro di una persona di spiccata pericolosità, nonostante l'assenza di precedenti".

Il movente resta un giallo

Resta "non pienamente accertato" il movente dell'omicidio del piccolo Samuele. Se da un lato, si legge nell'ordinanza di convalida del fermo, non si prospetta "nessun dubbio" su chi ha commesso l'omicidio, e cioè sul 38enne Mariano Cannio, il movente del gesto "non può dirsi allo stato pienamente accertato". Non appare credibile, scrive il gip, la circostanza del capogiro, che secondo quanto riferito da Cannio sarebbe il motivo per cui il bimbo gli è scivolato dalle braccia cadendo dal balcone: "Non si reputa verosimile - scrive il gip - che l'indagato avesse avvertito un malore di tale intensità della durata circoscritta all'istante in cui lasciava la presa del bimbo che aveva in braccio, facendolo precipitare nel vuoto ed essendosi dimostrato, invece, totalmente cosciente, nei momenti immediatamente precedenti e in quelli successivi al gesto, momenti che l'indagato ha descritto, infatti, con grande precisione". Secondo il gip "la ricostruzione complessiva della vicenda depone nel senso della volontarietà dell'azione posta in essere".

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