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Giovedì, 25 Aprile 2024
Proteste

Tasse sulla birra: "Ce ne ne beviamo solo metà"

Aumentano le accise scattate a gennaio sulla "bionda". AssoBirra, l’associazione dei produttori della birra e del malto avverte: "Ci metteranno in ginocchio". Scatta la protesta sul web e non solo

Un sorso di birra su due se lo beve il fisco e adesso l'aumento delle accise sulla "bionda" rischia di mettere in ginocchio la filiera e i singoli produttori. E' l'allarme lanciato da AssoBirra, l’associazione dei produttori della birra e del malto. Ma c'è di più: 9 italiani su 10 non sanno che quando si godono una bella pinta pagano tasse, come spiega una ricerca Doxa. 

Per questo i produttori sono sul piede di guerra e hanno deciso di dare vita a una protesta. Già nei mesi scorsi era stata lanciata una petizione on-line che avevano firmato in 115mila utenti per dire no all'aumento delle accise. Ma dal primo gennaio 2015 è scattato l'ennesimo aumento, il terzo in quindici mesi. 

UNA BIRRA CONTRO LA PRESSIONE FISCALE - Così AssoBirra ha lanciato la FiscAle, "la birra che paghi due volte", prima al produttore e poi al fisco: "Con accise così alte, aumentano i prezzi e scendono i consumi, con conseguente calo di investimenti e occupazione. Invece, se la pressione fiscale fosse pari a quella di Spagna e Germania (dove le accise sono un terzo di quelle italiane), il settore della birra potrebbe continuare a investire e creare posti di lavoro, così come ha fatto negli ultimi anni" spiegano dall'associazione. La FiscAle è una birra in limited edition che sponsorizza la campagna di protesta dei produttori. Per questo è stata lanciata un'altra petizione on-line e un hashtag, #rivogliolamiabirra. L’obiettivo è provare a far ridurre le accise che gravano sul prodotto e che insieme all’Iva, rappresentano una delle tassazioni più alte in Europa.

FiscAle foto-2


“La nostra filiera è sana e da lavoro complessivamente a 136mila persone. La birra potrebbe contribuire ancora di più alla crescita del Paese: se avessimo una tassazione 4-5 volte inferiore a quella attuale, ossia come quella che c’è in Spagna o Germania, saremmo in grado di creare nuovi posti di lavoro per circa 7mila persone - spiega Alberto Frausin, presidente AssoBirra - La discriminazione rispetto alle altre bevande da pasto e rispetto agli altri Paesi europei limita anche la potenzialità di esportazione dei marchi italiani". 

Un problema sia per i grandi brand che per i piccoli birrifici: "Tanti microbirrifici si stanno affacciando con successo sui mercati internazionali. Sono centinaia di imprenditori, molto spesso giovani, che stanno portando avanti una sfida importante per il futuro del nostro Paese e che si trovano invece a competere in un contesto europeo nel quale gli altri microbirrifici godono di una fiscalità ancora più favorevole. Questo elemento limita ulteriormente la loro potenzialità d’esportazione. Per questo chiediamo a governo e parlamento di ridurre la pressione fiscale sulla nostra birra". 

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