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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Cosenza

Cosenza, "caporale" obbligava braccianti a dormire in stalle e porcili

Una cinquantina di persone sono state denunciate al termine dell'indagine della Guardia di Finanza che ha portato alla luce un complesso sistema di sfruttamento. A capo dell'organizzazione c'era un cittadino pakistano

Li costringevano a dormire in stalle e porcili, in condizioni igieniche ai limite dell'umano, e a lavorare per pochi spicci senza alcuna protezione. Quarantanove persone sono state denunciate in provincia di Cosenza con l'accusa di "intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro" in seguito a una complessa indagine sul caporalato compiuta dalle Fiamme Gialle.

Grazie alle indagini, che vanno da febbraio 2015 a maggio 2016, nella piana di Sibari è stato individuato un cittadino di nazionalità pakistana che trovava manodopera illegale a basso costo per gli imprenditori agricoli.

Braccianti costretti a vivere nei porcili: il video

BRACCIANTI CALABRIA-2

Il "caporale", nella gestione dell attività illecita, intratteneva rapporti con due soggetti in regime di "protezione" già affiliati ad una 'ndrina locale e con 19 immigrati irregolari nonché con un soggetto latitante.

Calabria, braccianti costretti a vivere nei procili

I lavoratori reclutati venivano alloggiati in stalle e porcili adibiti a veri e propri dormitori ed in condizioni igienico-sanitarie degradanti, mentre i loro documenti di identità erano detenuti dal "caporale".

Condizioni di lavoro prive di sicurezza e paghe basse hanno però fruttato al caporale guadagni illeciti quantificati in 250.000 euro, incassati in poco più di un anno, in parte destinati anche alle cosiddette "bacinelle" delle organizzazioni criminali e il rimanente trasferito in Pakistan attraverso servizi di money-transfer e post-pay.

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