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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Pesaro e Urbino

Fratello del pentito ucciso a Pesaro: “Era sotto protezione, qualcosa non ha funzionato”

Sono ancora a piede libero i due killer che il giorno di Natale hanno ucciso Marcello Bruzzese, fratello di un collaboratore di giustizia. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti anche una faida di 'ndrangheta 'vecchia' di oltre 20 anni

Omicidio volontario premeditato, con l'aggravante mafiosa: questa la strada sui cui procedono le indagini per l'uccisione di Marcello Bruzzese, 51enne fratello del collaboratore di giustizia Biagio Girolamo Bruzzese. I due killer, che hanno 'freddato' con decine di colpi l'uomo mentre si trovava nel centro di Pesaro, sono ancora ricercati, mentre sono due le ipotesi più accreditate per il delitto: un regolamento di conti per dei fatti di 'ndrangheta risalenti a oltre 20 anni fa, oppure una vendetta nei confronti del fratello pentito. Due ipotesi potrebbero anche non escludersi tra loro e che al momento sono al vaglio degli inquirenti. 

Pesaro, ucciso fratello del pentito: “Qualcosa non ha funzionato”

Dopo l'omicidio, avvenuto intorno alle 18 del 25 dicembre, l'atroce sospetto è che qualcosa non abbia funzionato nel meccanismo della protezione, che avrebbe dovuto tenere al sicuro il fratello del pentito. Un sospetto palesato anche dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervistato dal Fatto Quotidiano: “Le modalità dell'omicidio fanno pensare a una vera e propria esecuzione di stampo mafioso, programmata e portata a segno da un gruppo di killer. I familiari dei collaboratori sono trasferiti in località lontane per impedire che siano colpiti. Qui l`informazione sul luogo di residenza è giunta ai killer che hanno avuto modo e tempo di programmare l`omicidio. Qualcosa potrebbe non avere funzionato”.

“Bisognerà scandagliare i comportamenti precedenti della vittima – sottolinea De Raho - per capire se effettivamente siamo di fronte a una morte evitabile e se quindi la responsabilità vada attribuita al meccanismo di protezione non adeguato, ovvero se la persona sottoposta a protezione si è esposta da sola. Bisognerà verificare se siano state osservate le regole del contratto di protezione”.

Fratello di un pentito ucciso a Pesaro (ANSA)

Ucciso fratello del pentito: la pista della faida 'vecchia' di 24 anni

Nel 1995 Bruzzese era già sfuggito ad un agguato della 'ndrangheta dove invece morì suo padre Domenico, insieme al marito della sorella Antonio Maddaferri. Nel 2003 il presunto voltafaccia di Girolamo Bruzzese, vice del boss di Rizziconi Teodoro Crea, contro il quale rivolse la sua pistola, mettendo fine alla loro alleanza. Bruzzese si costituì ed iniziò a collaborare con la giustizia.

Nel 2004, il tentato omicidio di Crea, che sopravvisse e venne arrestato, fu vendicato con l'omicidio del suocero di Girolamo Bruzzese, Giuseppe Femia. Adesso, a 14 anni di distanza da quest'ultimo regolamento dei conti, la faida potrebbe essersi riaperta, come ipotizza anche l'associazione Libera: “Potrebbe trattarsi di una sorta di 'messaggio' indiretto a tutti i collaboratori di giustizia, un invito nemmeno troppo sommesso a tenere la bocca chiusa”.

Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia, Bruzzese era tornato a Pesaro insieme alla sua famiglia e viveva con un programma di protezione da parte dello Stato, che però prevedeva soltanto un sostegno economico, cioè casa e stipendio pagati dal ministero dell'Interno. Il suo nome non era stato modificato ed era scritto sulla cassetta delle lettere.

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