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Sabato, 20 Aprile 2024
Raffica di denunce

I buoni spesa Covid nelle mani dei furbetti e degli affiliati alla 'ndrangheta: 478 indagati

L’inchiesta è partita dalla denuncia di chi non era riuscito ad accedere al sussidio di Stato. E' partita una raffica di denunce per false attestazioni a incaricato di pubblico servizio e indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato

Qualcuno aveva un lavoro dipendente, altri avevano addirittura fondi da decine di migliaia di euro alle Poste e c’era anche chi è affiliato alla ‘ndrangheta. Tutti accomunati dalla spregiudicatezza di aver chiesto e ottenuto accesso ai buoni spesa Covid, ticket messi a disposizione dal Governo per le famiglie in difficoltà economica dopo la pandemia da Covid. La manovra politica è volta a non lasciare indietro nessuno, ma in questo caso gli inquirenti hanno scoperto centinaia di persone che hanno messo a mano a 70mila euro senza che ne avessero diritto, togliendole di fatto a chi invece ne aveva bisogno.

Furbetti dei buoni spesa Covid, anche affiliati della 'ndrangheta

In questo caso i furbetti dei buoni spesa Covid sarebbero 478 e sono tutti della provincia di Vibo Valentia. Sono stati i carabinieri calabresi, dopo un’indagine durata un anno, a scoprire false attestazioni, documenti taroccati e dichiarazioni false messe nero su bianco per raggirare il sistema amministrativo che ha il compito di elargire gli aiuti. False attestazioni a incaricato di pubblico servizio e indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato i reati contestati e tra i denunciati ci sono anche affiliati alla 'ndrangheta. Quegli aiuti economici sono stati elargiti direttamente dai Comuni della provincia di provincia di Vibo Valentia. Ma loro, gli enti locali, sono le vittime del raggiro, della furbizia di chi è arrivato a mentire sulla residenza, sul numero di componenti della famiglia, sullo stato di necessità perché i presunti furbi avrebbero anche sostenuto di non ricevere stipendi o altre forme di aiuto statale. Tutto pur di mettere mano anche ai bonus spesa quando, sempre secondo le indagini della Procura calabrese, gli indagati avevano stupendi, conti bancari fiorenti e magari erano già destinatari di altri bonus.

L’inchiesta, nata nell’aprile del 2020, è partita dalla denuncia di una serie di persone che non erano riuscite ad accedere all’aiuto di Stato, dubbiose sui perché del diniego. Così i militari dell’Arma si son messi al lavoro e hanno smascherato l’ultimo caso di soldi pubblici finiti nelle mani di chi non ne avrebbe avuto diritto, sulla pelle di chi invece ne avrebbe avuto davvero bisogno. Per ricostruire la situazione economica dei "furbetti", i militari si sono avvalsi della collaborazione dell'Inps, delle banche dati in uso alle forze di polizia ed in taluni casi anche degli istituti di credito. Sono così emerse una serie di irregolarità su cui la Procura continua ad indagare.

Buoni spesa Covid, cosa sono e come funzionano

Con i buoni spesa Covid le persone e famiglie in difficoltà economica possono ricevere contributi economici per acquistare alimenti, farmaci e beni di prima necessità. E’ un aiuto straordinario del Governo per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà a seguito della pandemia da Covid. Se ne occupano direttamente i Comuni, distribuendo i buoni spesa per comprare direttamente generi alimentari e prodotti di prima necessità alle famiglie povere, tra cui ad esempio farmaci. In base alla precedente normativa, l’importo del buono acquisto ha mediamente un valore di 300 euro, tuttavia può variare da circa 100/200 euro fino a 500/600 euro. I bonus più elevati vengono generalmente assegnati ai nuclei familiari più numerosi. Ogni Comune stabilisce dei criteri di precedenza e dei requisiti minimi di accesso agli aiuti, con priorità per chi non riceve già altre forme di sostegno pubblico o chi non ha uno stipendio fisso.

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