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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Luglio al sesto posto tra i mesi più caldi degli ultimi 200 anni

Secondo i dati del National Oceanic and Atmospheric Administration, negli Usa il mese appena trascorso è stato invece il più caldo della storia. Con gravi ripercussioni sull'economia

Ora è ufficiale: il caldo del luglio appena trascorso è entrato nella storia. In una classifica dei mesi più caldi degli ultimi due secoli, il luglio appena trascorso è al sesto posto.

Questi dati, raccolti dal National Oceanic and Atmospheric Administration confermano i cambiamenti climatici in atto.

Una tendenza al rialzo alla quale ha contribuito, in Italia, il mese di giugno che, con i suoi +2,6 gradi rispetto alla media, si era già classificato al terzo posto, secondo i dati Isac Cnr.

COLDIRETTI: "ALLARME INCENDI" - Secondo la Coldiretti, gli effetti in Italia, amplificati dalla scarsa piovosità, sono stati quasi il 93% in piu' rispetto al 2011 del numero di incendi scoppiati, con 4.700 roghi registrati dall'inizio dell'inizio dell'anno alla fine di luglio dalla forestale, ma anche un crollo dei raccolti nazionali con perdite per l'agricoltura stimate superiori a mezzo miliardo.

I cali della produzione a livello nazionale vanno dal -20% per il pomodoro al 30% per il mais fino al 40% per la soia, ma forti riduzioni sono previste per la barbabietola da zucchero con quasi il dimezzamento della produzione nelle regioni del Nord e per il girasole (-20%), tanto da rendere necessaria la richiesta di stato di calamità.

USA, CALDO RECORD  - Negli Usa la temperatura media a luglio è stata superiore di 3,3 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo con il 63% del territorio colpito dalla siccità e danni stimati, per il settore agricolo, superiori a 12 miliardi di euro che hanno stravolto l'andamento delle quotazioni mondiali delle materie prime agricole: aumenti superiori al 30% per i prezzi del grano e per le quotazioni di soia e mais, necessari a nutrire gli animali per produrre latte e carne.

LE CAUSE - A pesare sono anche i cambiamenti strutturali come ha evidenziano l'ultimo rapporto Ocse-Fao secondo il quale la produzione agricola deve crescere del 60% nei prossimi 40 anni per far fronte all'aumento della domanda della maggiore popolazione mondiale, alla richiesta di biocarburanti e alla crescita dei redditi in paesi come la Cina che spinge al maggiore consumo di carne e, quindi, di mangime per gli allevamenti.

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