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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Napoli

Camorra, 57 misure di Ros e Guardia di Finanza: il clan Moccia è in ginocchio

La speranza, neanche a dirlo, è che il colpo inferto dalla Procura di Napoli possa essere definitivo; in attesa di conoscerne gli sviluppi giudiziari

I carabinieri del Ros, al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli, hanno notificato 57 misure cautelari (36 arresti in carcere, 16 arresti ai domiciliari e 5 divieti temporanei di esercitare attività d'impresa) emessi dal gip lo scorso 9 aprile nei confronti di altrettanti indagati ai quali gli inquirenti contestano, a vario titolo, l'associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, favoreggiamento, reati aggravati dalla finalità di agevolare il clan Moccia, attivo ad Afragola, nella provincia di Napoli.

Sequestrati complessivamente 150mln di euro 

Contestualmente il Gico della Guardia di finanza di Napoli ha notificato altri due divieti temporanei di esercitare attività d'impresa e sequestrato, d'urgenza, beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a 150 milioni di euro. Luigi Moccia, esponente di vertice del clan fino all’estate scorsa era sottoposto al 41 bis, era uscito per decorrenza dei termini di custodia cautelare. “O colletto bianco”, il “papa”, il vertice di uno dei clan più potenti della camorra torna in carcere. Non c’è un settore dell’economia dove i Moccia non si siano infiltrati, avvelenando il mercato, aggredendo la concorrenza e riciclando tutto ciò che si poteva: dalla distribuzione alimentare ai carburanti, dall’edilizia al mercato immobiliare. Il settore più redditizio per il clan, senza ombra di dubbio, è sempre stato quello degli appalti pubblici che da anni influenzano anche a livello nazionale; arrivando a mettere le mani sui treni, sull’Alta Velocità, attraverso una serie di imprenditori dell’area nord-est di Napoli al servizio della famiglia, affidatari d'ingenti appalti ad esempio da Rfi (Rete Ferroviaria Italiana), alcuni dei quali addirittura invitati a Roma allo sfarzoso matrimonio della figlia di Angelo Moccia, fratello di Luigi e figura apicale del clan.

Proprio per quanto riguarda Rfi, l'azienda ha pubblicato una nota: "Rete Ferroviaria Italiana ha appreso dalle fonti di stampa che l’inchiesta della Procura di Napoli su presunte infiltrazioni camorristiche in appalti ferroviari ha coinvolto due suoi dipendenti, posti agli arresti domiciliari. Nei confronti di uno ha già attivato idonee procedure, riservandosi ogni ulteriore iniziativa non appena disponibili le informazioni occorrenti. L’altro, invece, non risulta più in organico. RFI, che comunque nella vicenda si ritiene parte lesa, si attiverà per avere evidenza degli atti al fine di conoscere il nome delle ditte coinvolte nell’inchiesta e il loro ruolo negli appalti. A quel punto potrà adottare, anche nei loro confronti, le più appropriate iniziative che possono includere l’inibizione dal sistema di qualificazione e la sospensione dei contratti eventualmente ancora attivi".

La fine per uno dei clan più feroci della storia?

La speranza, neanche a dirlo, è che il colpo inferto dalla Procura di Napoli possa essere definitivo; in attesa di conoscerne gli sviluppi giudiziari. In manette, però, è finito il capo, Luigi. È stata smantellata una rete di 57 persone, accusate di essere affiliati e favoreggiatori. Il clan a base familiare è diretto dal nucleo ristretto dei fratelli Angelo, Luigi, Antonio, Teresa e suo marito Filippo Iazzetta, che si alternano alla guida ogni qualvolta uno di loro sia impedito a farlo, perché latitante o in carcere. In questo momento solo Teresa, assolta da ogni accusa, è libera. Potrà essere questa la fine per uno dei clan più antichi e feroci della storia di Napoli?

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