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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Napoli

La camorra arruola bambini, così i “muschilli” vivono l’infanzia a mano armata

Ragazzini, come soldati, si passano le armi, le puliscono, le controllano e fanno vita di trincea. Le famiglie spesso non sono altro che complici silenti dell’orrore che si sta concretizzando

Il Sistema non ha il minimo scrupolo ad arruolare minori anche nel corso delle operazioni militari, questo è ben noto. Per non parlare, poi, dei bambini impiegati come vedette o come trasportatori di armi. L’utilizzo dei cosiddetti “muschilli” è comodo e la manodopera non manca di certo. Inoltre, le conseguenze giudiziarie per un minorenne sono molto meno gravi, qualora venga trovato in possesso di armi o droga. Per questo i clan preferiscono scaricare tutti i principali rischi sui ragazzini. Tra le mansioni che, sempre più spesso, vengono affidate ai minori, spicca certamente l’occuparsi delle armerie. I giovani puliscono i “ferri” (in gergo sono le pistole) li portano in posti impensabili e poi li vanno a prendere quando servono.

Il “prezzario” dipende dall’andamento delle piazze di spaccio

Ovviamente, come ogni lavoratore che si rispetti, anche i ragazzini hanno il loro prezzario. Cifre, quest’ultime, che – ovviamente – sono stabilite anche in base all’andamento delle piazze di spaccio. Solitamente, il budget settimanale può andare dai 1500 euro, 2mila e a volte anche 3mila per un pusher. Una sentinella, invece, guadagna circa 150 euro al giorno. Un cassiere può arrivare a guadagnare anche 5/600 euro alla settimana ma comunque dipende dalla quantità di sostanze stupefacenti che vengono vendute nelle piazze di provenienza. E un killer? Ovviamente, in questo caso, la cifra dipende anche e soprattutto dalla persona che si sta andando a uccidere. L’importanza del nome dell’obiettivo da eliminare è certamente proporzionale alla cifra pattuita. D’altronde, una spedizione omicida di questo tipo - in questo ambiente - non è un rischio soltanto per l’obiettivo, ma anche per i sicari. Per questo i clan preferiscono di gran lunga far rischiare la vita e la galera ai ragazzini. Quest’ultimi, poi, sono ben lieti di ricevere questi ordini. Per un ragazzino che si sta avviando alla malavita, ricevere l’incarico di eliminare un uomo, è motivo di vanto. Una missione portata a termine con successo significa scalare rapidamente le gerarchie del Sistema.

Le famiglie spesso non sono altro che complici silenti

I “muschilli”, come soldati, si passano le armi, le puliscono, le controllano e fanno vita di trincea. Le famiglie spesso non sono altro che complici silenti dell’orrore che si sta concretizzando. Anzi, il più delle volte, è proprio la famiglia che li avvia o che li sfrutta. La percentuale di casi in cui, all’insaputa dei familiari, sono i ragazzini che, vivendo in famiglie molto povere e in contesti degradati, subiscono il fascino della criminalità organizzata, è molto inferiore. E, non dimentichiamolo, nei quartieri più difficili di Napoli i bambini sono tanti. Un terreno fertilissimo per la camorra, proprio dove, ormai, la rassegnazione della gente perbene è divenuta solida e indistruttibile come un muro di cemento. Quelle di questi ragazzini sono infanzie rubate. Niente impedisce, anche in questo caso, di parlare di abusi su minori. Questo perché, senza ombra di dubbio, lasciare che un ragazzino venga assoldato dalla malavita è un abuso, è una violenza. Una violenza che coinvolge troppi complici. I clan in primis, senza dubbio, ma anche le istituzioni che consentono alla camorra di sostituirsi allo Stato. Il colpo di grazia, poi, arriva proprio all’interno della famiglia. Con genitori (se così si possono definire) che non hanno nessun problema nel vedere i propri figli assoldati dai clan. Un silenzio assenso che finisce irrimediabilmente per diventare una condanna, nella migliore delle ipotesi, alla galera. E provate a indovinare qual è l’ipotesi peggiore? Piccolo indizio: è anche la più ricorrente.

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