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Giovedì, 25 Aprile 2024
Osservatorio sulla camorra

Il carburante di contrabbando della camorra: un affare da 15 miliardi di euro

Con un metodo "alla Diabolik" i clan riescono a contrabbandare petrolio grazie ad un sofisticato meccanismo piazzato sui camion

Negli ultimi tempi l’interesse da parte dei clan nei confronti del business di oli e carburanti è cresciuto a dismisura. Grandi capitali illeciti sono stati investiti nel settore degli idrocarburi; perché facili da ripulire, oltre che infinita fonte di guadagno. Fiumi di soldi che fluiscono alle spalle dello Stato. Si parla di affari da 15 miliardi di euro l’anno, di cui due irrimediabilmente sottratti dalle tasche dei contribuenti. Numeri da capogiro per i sempre più diffusi reati d'illecita commercializzazione di carburanti e di riciclaggio in società petrolifere intestate a prestanome. Un business di centinaia di milioni di euro che rende l’operazione eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Napoli contro il cartello criminale dei Mazzarella - uno dei due maxi gruppi della camorra napoletana, opposto all'Alleanza di Secondigliano – null’altro che la punta dell’iceberg di un cancro enorme che investe la nostra economia.

Oli e carburanti, il Sistema ha l’acquolina in bocca

I dati forniti dalle attività investigative osservano che, ogni anno, la criminalità organizzata riesce a muovere circa 300 milioni di litri di benzina e 3.000 litri di gasolio: stiamo parlando di un’attività criminale estremamente accurata e diligente. Il Sistema, infatti, riesce con scaltrezza a reimpiegare tutti i proventi dell’acquisizione illecita di depositi di stoccaggio o impianti di distribuzione stradale. In seguito, poi, arrivano ulteriori smisurati profitti grazie all’evasione dell’Iva e delle accise, immettendo sul mercato carburanti benzina e gasolio a prezzi stracciati che, letteralmente, vanno a demolire il mercato degli imprenditori onesti. Un effetto domino che si conclude, immancabilmente, con conseguenze irreparabili nei confronti di chi svolge legalmente il mestiere e che si troverà costretto a cedere le proprie attività ai clan; gli unici dotati d'ingenti capitali da investire. 

Il contrabbando del petrolio in Italia: un trucchetto molto efficace

Fiumi d’oro nero scorrono fino a raggiungere il Belpaese e ciò avviene senza il minimo rischio di essere beccati. Il metodo più diffuso per contrabbandare il petrolio, consiste principalmente in un sofisticato meccanismo che i clan hanno piazzato sui camion. Si tratta di un pulsante che, in caso di controlli, è in grado di rilasciare nella cisterna uno speciale colorante. Questo meccanismo “alla Diabolik” consente di spacciare per agricolo il carburante comune. Un trucchetto efficace che si potrebbe smascherare facilmente osservando il colore, l’unico elemento visibile che distingue i due tipi di carburante. In questo senso, la maggior parte dei traffici di falsi prodotti energetici proviene dall’Est Europa; dove abbondano gli esperti di miscele, classificate come oli, ma che hanno caratteristiche simili a quelle del normale gasolio. Le direttrici principali - via terra o via treno - attraversano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Slovenia. A queste si aggiungono le rotte via mare dal Nord Africa e dal Medio Oriente. Il tutto condito con l’intermediazione di società maltesi che riescono a trasformare il prodotto in “comunitario”.

Guadagni economici infiniti che "non puzzano"

Dobbiamo imparare a renderci conto che, dove c’è da gestire capitali importanti e potere, il Sistema ha sempre un posto in prima fila. Per quanto riguarda il business dei carburanti, inoltre, si è registrata anche una importante - e “anomala” - sinergia tra tutte le mafie. Questo perché, senza ombra di dubbio, in questo particolare periodo storico, con i prezzi dei carburanti saliti alle stelle, i boss – in molteplici intercettazioni telefoniche – hanno definito questa attività criminale “più conveniente della droga”. Se a questo aggiungiamo che le barriere internazionali e i confini, chiaramente, possono rappresentare un problema soltanto per la società civile, allora il quadro appare completo. Nessuno può stupirsi del perché, quando si parla di oro nero, i boss hanno l’acquolina in bocca. 

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