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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Caserta

Camorra, il clan Piccolo-Letizia aveva messo in ginocchio i commercianti casertani

Il blitz della Polizia di Stato ha portato all'arresto di otto esponenti del clan. Eppure, in Campania, i commercianti sono ancora obbligati a pagare il pizzo al Sistema

Associazione camorristica, detenzione di armi ed estorsione con il metodo mafioso: sono i reati contestati alle sette persone arrestate all'alba dalla Polizia di Stato su ordine del Gip del tribunale di Napoli, e ritenute organiche al clan Piccolo-Letizia operante nel Casertano in particolare nei comuni di Marcianise, Macerata Campania, Capodrise. Come riportano i colleghi di Caserta News, in carcere sono finiti Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia (fratello del collaboratore di giustizia Primo Letizia), ai domiciliari gli indagati Ottavio Sorbo, Gaetano Viciglione, Amedeo Belvisto e Pasquale Regino; un'ottava persona sottoposta a indagini è invece deceduta nei mesi scorsi.

L'indagine coordinata dalla DDA di Napoli è partita nel 2019

L'indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e realizzata dalla Squadra Mobile di Caserta, è partita nel 2019 dopo un'altra operazione che ha portato all'arresto dei capi del clan Piccolo, cosca che si contrappone da decenni a colpi di sanguinose faide all'altro storico clan di Marcianise, i Belforte; in quella circostanza finirono agli arresti anche elementi del clan Perreca di Macerata Campania, alleato dei Piccolo.

Dopo il blitz gli inquirenti hanno cercato di capire chi fossero gli altri elementi che di muovevano attorno ai capi, scoprendo l'identità degli incaricati delle richieste estorsive verso gli imprenditori. Sono stati così ricostruiti, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, numerosi episodi estorsivi. Gli indagati realizzavano intimidazioni armate all'indirizzo degli imprenditori taglieggiati, operanti nei settori più disparati (rivendita di autovetture, edilizia, onoranze funebri, smaltimento di rifiuti, supermercati, abbigliamento, pet food e altro). Le pretese estorsive, che giungevano fino alla somma di 2-3000 euro, da corrispondersi in occasione delle festività natalizie e pasquali, sono culminate talvolta nel danneggiamento, a colpi d'arma da fuoco, delle sedi delle aziende taglieggiate per costringere i titolari a pagare. Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi, come una pistola calibro 9x21 con matricola abrasa completa di caricatore e 16 cartucce.

I commercianti sono ancora obbligati a pagare il pizzo al Sistema

Operazione importantissima quella condotta nella mattinata di oggi da parte di investigatori e inquirenti ma, senza ombra di dubbio, non si fa altro che sottolineare - ancora una volta - che, in Campania, i commercianti sono ancora obbligati a pagare il pizzo al Sistema. Appare sempre più evidente, infatti, che i clan camorristici emergenti, in particolare quelli guidati da giovanissimi boss, hanno la necessità di affermarsi sul territorio, non tanto a danno dei commercianti ma, piuttosto, per dimostrare ai clan rivali il proprio potere. Per questo arrivano a taglieggiare persino gli ambulanti stranieri. Sono due, principalmente, i vantaggi che la camorra ricava dal racket: la possibilità di avere denaro cash in tasca e, anche e soprattutto, uno strumento per marcare il territorio e dimostrare il proprio ruolo dominante.

Il riciclaggio del denaro sporco 

I numeri del racket, senza ombra di dubbio, cambiano da quartiere a quartiere e da provincia a provincia. Le attività che appartengono ai clan, neanche a dirlo, fungono da “lavanderie” di denaro sporco. Nelle zone più povere, però, il ruolo del pizzo è principalmente indirizzato verso un controllo capillare del territorio da parte della criminalità organizzata. Nelle zone dove le attività criminali più redditizie sono altre, infatti, il Sistema ha puntato a creare una sorta di “complicità” con i commercianti. Le richieste estorsive erano caratterizzate da cifre bassissime (quasi simboliche). Questo rende più complicato convincere il commerciante a denunciare. I clan, inoltre, si assicuravano anche la possibilità d’imporre assunzioni o approvvigionamenti a un particolare fornitore colluso.

Sono diverse le caratteristiche del pizzo, ma tutte indirizzate verso una sola strada: l’affermazione criminale della camorra sul territorio e il maggiore profitto possibile (non necessariamente proveniente dalle stesse richieste estorsive).

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